Come rassodare e tonificare le braccia a tendina con pochi semplici esercizi senza ricorrere alla chirurgia

braccia

Una delle cose che infastidiscono parecchio sia gli uomini che le donne, è l’inestetismo delle braccia flaccide. Altrimenti definito “pelle a tendina” o “ali di pipistrello”. Si tratta di un cedimento fisiologico legato al passare del tempo. Infatti, il muscolo tricipite può perdere tono ed elasticità e con esso anche la pelle che lo avvolge può scendere nella zona circoscritta tra il gomito e l’ascella. Sentirsi le mani fredde, in relazione a questo cedimento, è già un segnale a cui prestare ascolto. Così come la presenza localizzata di edema o ritenzione idrica. Si tratta di campanelli d’allarme che riguardano la circolazione. Sono sintomi molto diffusi in particolare tra le donne in menopausa.

Così come accade anche per il trattamento superficiale degli inestetismi della cellulite, rimediare è possibile, a patto di avere pazienza e darsi a questi esercizi quotidianamente. Fortunatamente, sapere come rassodare e tonificare le braccia a tendina è un primo passo verso la risoluzione del problema. In seguito sarà necessaria solo molta costanza, a meno che non si voglia rimediare in tempi brevi, quindi ricorrendo alla chirurgia. Questi esercizi migliorano la circolazione, il flusso di sangue che percorre le braccia. Come ogni allenamento che si rispetti, è necessario riscaldarsi prima di iniziare. Dunque, è consigliabile iniziare facendo roteare le braccia con movimenti controllati e non troppo rapidi, in posizione eretta, con la schiena dritta e i pedi paralleli e distanziati. Questi movimenti vanno eseguiti per 20 minuti, in modo da sciogliere le tensioni del collo, delle spalle e del busto ed essere pronti per un allenamento ottimale.

Come rassodare e tonificare le braccia a tendina con pochi semplici esercizi senza ricorrere alla chirurgia

Il primo esercizio propedeutico all’eliminazione dei cedimenti muscolari sotto le ascelle, o braccia a tendina, è portare le mani dietro la testa, per poi tornare giù. I gomiti devono puntare in alto verso l’esterno mentre le mani si toccano dietro il collo, poi vanno stesi in avanti, restando con la schiena dritta. Si inspira quando le braccia salgono, si espira quando si estendono. Questo movimento va eseguito per 10 minuti.

Di seguito, si procede con un po’ di stretching stirando il tricipite. Per fare questo bisogna portare il gomito sotto al mento e spingerlo verso la schiena con l’altro braccio. È necessario percepire una tensione sul muscolo, per capire che sta funzionando. Alternare gli arti ed eseguire lo stiramento 20 volte, poi sciogliere le braccia lasciandole cadere verso il basso.

Per lavorare in modo più specifico sul muscolo oggetto di cedimento, bisogna poi stendere le braccia in alto, sulla testa, come se si stesse tirando una corda verso il soffitto. Poi lasciarle cadere dietro il collo prendendosi le mani, se può aiutare. Questo esercizio può essere eseguito con più efficacia usando dei pesi da 5 kg l’uno. Va ripetuto 20 volte.

L’ultimo esercizio sono le flessioni contro il muro. Bisogna mettersi di fronte a una parete, aderendo ad essa con i palmi delle mani, in piedi. A questo punto è sufficiente flettere i gomiti, come avviene per le flessioni a terra. In questo modo si ottiene un esercizio simile ma più leggero. Ripetere le flessioni per 50 volte e poi sciogliere le braccia, lasciandole cadere.

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