Stress da smartworking, come superarlo

I segnali che suggeriscono che soffriamo di depressione senza saperlo

Stress da smartworking, come superarlo. Ci avevano raccontato che il lavoro in modalità smart era pensato per promuovere il benessere di dipendenti, collaboratori e professionisti. Ma in realtà la modalità da remoto sta provocando vari problemi fisici e qualche problema psicologico di burn out. Ecco alcuni consigli per evitare la pressione da smartworking e recuperare forma fisica.

Stanchezza? Rivedi la postazione lavoro

Tra i primi sintomi fisici denunciati dagli smartworkers, l’affaticamento della vista. Bisogna rivedere la posizione del tavolo da lavoro. La luce naturale deve arrivare di lato. Il monitor va sistemato a un’altezza leggermente più bassa degli occhi e la sedia deve essere regolata bene in altezza: chi lavora ore e ore deve poter appoggiare gli avambracci. Lo spazio a disposizione deve essere versatile, ben aerato. Ci sono lavoratori che eseguono piccoli assemblaggi a casa, con prodotti forniti dalle aziende. Le stanze dedicate hanno un forte odore di plastica, di gomma, di colla, di cartone e si trovano in giro polveri estranee a quelle domestiche. Ecco la causa di malesseri e stanchezza.

Stress da smartworking, come superarlo

Il primo sintomo dello stress da lavoro è la fatica a concentrarsi, perché si è circondati da incombenze domestiche e dalla presenza dei familiari. E’fondamentale dunque chiudersi dietro una porta e spiegare a tutti che non possono entrare. Poi però bisogna stilare una lista con le cose da fare ogni giorno, non cedere alla tentazione del frigorifero (mai mangiare lavorando) e mantenere un ritmo quotidiano che non stravolga i momenti di sonno e veglia.

Depressione e telepressione

Inoltre, bisogna coltivare i contatti con l’esterno e i propri amici. La depressione ottimizza il bilanciamento vita-lavoro, ma poi la vita bisogna riprendersela. Sul lavoro poi, qualcuno si sente in dovere di dimostrare di essere presente sempre, anche se fisicamente lontano: avverte la pressione di dover rispondere subito alle mail o ai messaggi, senza limiti di orario. Questa condizione di connettività costante danneggia la produttività e la salute. Se si lavora in uno studio professionale o una piccolissima impresa, è un problema da affrontare collettivamente.

Nelle grandi realtà, quando la tecnologia è l’unico canale di contatto con i colleghi che prima si vedevano in ufficio, il legame con loro diventa sempre più debole. Bisogna organizzare, per quanto si può, degli incontri fisici distanziati. Perché degli aperitivi su zoom non se ne può più.

Dallo stress alla disoccupazione

Se ne parla poco, anzi pochissimo. Ma è meglio drizzare le orecchie: il telelavoro sta per portare molta disoccupazione tra le generazioni più mature: perché le aziende si devono adattare alla nuova situazione di mercato. Dunque, vogliono in staff persone mentalmente attrezzate per lo smart working, che lo svolgono con efficienza e lo apprezzano. Quelli che si lamentano, quelli lenti, quelli che reclamano il ritorno in ufficio, saranno attentamente valutati dalle risorse umane. Chi non si attrezza, per esempio durante le ferie, per fare piccoli corsi privati e individuali, di informatica o gestione siti e social, anche cose semplici che possono risultare utili (dalla dattilografia all’uso di excel)  presto riceveranno offerte di incentivo all’uscita. La metà dei dipendenti pubblici, che ha un’età media intorno ai 50 anni, oggi sta vivendo male il lavoro in piattaforma e videocall. Vediamo fra cinque anni quanti saranno ancora al loro posto.

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