Le funzioni bloccate di Instagram che Zuckerberg non vuole far utilizzare a nessuno

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David Stier, analista di dati informatici, ha denunciato l’azienda Facebook. Il motivo è presto detto. Secondo Stier, ci sono prove secondo le quali Instagram non avrebbe protetto alcuni dati dei suoi utenti, in particolare minorenni. Il numero di telefono è una di queste informazioni trapelate. Una violazione della privacy bella e buona.

Di fronte alla possibilità di una multa salata, l’azienda ha respinto le accuse. Ma ha anche bloccato diverse funzioni su Instagram, per allinearsi alle norme europee sul trattamento dei dati personali. Mark Zuckerberg spera così di evitare sanzioni rendendo il suo social più sicuro.

Meno funzioni, più privacy

Ecco allora le funzioni bloccate di Instagram che Zuckerberg non vuole far utilizzare a nessuno. Per prima cosa, la condivisione del profilo. Fino a poco tempo fa l’utente poteva condividere il profilo di qualcun altro tramite i messaggi diretti. La funzione è stata bloccata per un periodo. L’unico modo per condividere un profilo era copiare e incollare il link dello stesso in una chat. La funzione è tornata nell’ultima versione dell’applicazione.

Chi aveva interesse a capire quante volte è stato condiviso un suo post rimarrà scottato. L’informazione infatti non è più disponibile. Si chiamava ‘Metrica delle condivisioni’ e consentiva di capire anche chi avesse condiviso il post nelle stories o nei messaggi privati. Tutto sparito.

Cosa è tornato, cosa sparirà

Tra le funzioni bloccate di Instagram che Zuckerberg non vuole far utilizzare a nessuno c’è anche la possibilità di inviare link e username (quelli con la chiocciola davanti) e di condividere reel. Tutte opzioni scomparse per poche settimane e oggi di nuovo al loro posto. Ma non finisce qui. Presto non sarà più possibile condividere i post nelle stories. Pratica comune un po’ a tutti per notificare ai follower che è stato caricato il classico ‘new post’. Una bella mazzata per la crescita organica dei profili.

Le funzioni legate ai messaggi diretti sono, come si può notare, quelle più colpite. Questo perché, dicono dall’azienda, bisogna rispettare le regole europee relative ai servizi di messaggistica. Per proteggere la privacy degli utenti… Ed evitare sanzioni salate!

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