Insieme a buchi nella memoria e cali dell’attenzione è il corpo a preannunciare l’arrivo della demenza 

camminare

L’elevato stress quotidiano cui siamo esposti inizia a compromettere le abilità cerebrali e l’elasticità mentale molto tempo prima che si entri nella terza età. E purtroppo in alcuni casi non è tanto la vecchiaia a far perdere colpi al cervello quanto 2 insospettabili carenze. Perché in realtà non può essere del tutto immune da deficit cognitivi chi è ancora giovane e gode di ottima salute. Alcune risorse cognitive e aree cerebrali subiscono l’aggressione di alcuni disturbi e patologie anche prima di approdare alla mezz’età. In questo senso può aiutare carpire per tempo quei segnali che tanto la mente quanto l’organismo inviano e che spesso vengono ignorati. Se questi 5 sintomi indicano che il cervello sta andando incontro alla demenza, vi sono anche altre difficoltà che potrebbero subentrare.

Molti trovano più comodo e confortante fingere che sia solo la stanchezza a determinare l’improvviso buio nella mente e le frequenti dimenticanze. In realtà insieme a buchi nella memoria e cali dell’attenzione è il corpo a preannunciare l’arrivo della demenza. E soprattutto cervello e memoria iniziano a tradire anche i meno anziani se saltano fuori queste 3 difficoltà che prima non si riscontravano nella quotidianità. Per lo più potrebbe trattarsi di cambiamenti di poco conto che si presume saranno solo temporanei che verrano meno col tempo. Ma proprio perché non sono poi così invalidanti questi minimi disagi non ricevono la dovuta attenzione quando invece dovrebbero indurre a sottoporsi a controlli neurologici.

Insieme a buchi nella memoria e cali dell’attenzione è il corpo a preannunciare l’arrivo della demenza

Il venir meno di alcune competenze e abilità nello svolgimento di compiti di ordinaria quotidianità purtroppo è un chiaro predittore di disagio mentale. Difatti spesso è possibile predire tanto il calo cognitivo quanto l’avanzata di malattie neurodegenerative anche dal diverso modo di camminare. Recenti indagini di alcuni ricercatori hanno rilevato una stretta correlazione fra la velocità dell’andatura e la comparsa di danni a specifiche aree cerebrali.

Benché possa sembrare un’attività puramente meccanica, la camminata presuppone il coinvolgimento di più regioni cerebrali. Quel che appare dunque come un semplice automatismo in realtà richiede il lavoro coordinato di diverse abilità cognitive. Attenzione quindi se il passo inizia a rallentare e diminuisce la rapidità dell’incedere o cambia il modo in cui ci si muove. In questi casi si potrebbero registrare le prime avvisaglie di demenza e non si può escludere un deterioramento della funzionalità cognitiva.

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