Ecco come avere 20.000 euro sul conto corrente e perdere fino a 350 euro

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Oggi i modi e le forme per gestire i risparmi semplicemente abbondano sul mercato. Abbiamo strumenti a reddito fisso, a reddito variabile, divisi in base al periodo di tempo o al grado di rischio e così via. Insomma, c’è imbarazzo della scelta.

Tuttavia, secondo recenti dati ci sarebbero all’incirca 1.700 miliardi di euro depositati nei conti correnti (c/c), più o meno 18mila euro a deposito. Considerata l’imponenza della massa depositata in questi strumenti, si potrebbe pensare sia la scelta giusta del momento.

Niente di più sbagliato. Ecco come avere 20.000 euro sul conto corrente e perdere fino a 350 euro all’anno.

I costi effettivi e quelli non percepiti

Il c/c è uno strumento di gestione del risparmio che costa qualche centinaio di euro tra spese effettive e costi non percepiti. Molto dipende anche dall’entità della giacenza effettiva.

Sui depositi in conto pesano le spese di commissioni, l’imposta di bollo (per importi superiori ai 5mila euro) e l’inflazione.

La spesa fissa e sicura è quella dell’imposta di bollo, pari a 34,20 euro annui. Ad essa vanno affiancati i costi di tenuta dello strumento. Secondo l’indagine di Banca d’Italia essi oscillano (2019) tra i 21,40 euro dei c/c online fino agli 88,50 euro di quelli bancari tradizionali (54,10 euro i c/c postali).

Dunque, ecco come avere 20.000 euro sul conto corrente e perdere fino a 350 euro all’anno

Infine abbiamo il peso dell’inflazione, il peggiore e più subdolo dei tre costi. In questo caso non c’è alcun esborso monetario effettivo, ma sono i nostri soldi che si svalutano. In gergo tecnico si dice che perdono potere d’acquisto.

A maggio e giugno il carovita è stato pari all’1,3% e gli esperti s’interrogano se presto non vi saranno nuovi rialzi.

Qualora il suo livello medio annuo fosse pari all’1%, ciò equivarrebbe a una perdita di potere d’acquisto pari 200 euro su 20mila euro ipotetici di deposito. Andrebbe ancora peggio nel caso in cui il carovita medio annuo dovesse superare la soglia dell’1%.

Cumulando le tre voci di spesa, il c/c medio può arrivare anche fino a circa 300-350 euro di perdita annua, ossia fino all’1,75% del proprio deposito.

Il deposito infruttifero è un lusso

Alla luce degli attuali aumenti del costo della vita, detenere liquidità sul conto aldilà del necessario è diventato un lusso. Fino a quando l’inflazione è stata negativa o nulla (2020), la giacenza in conto era comunque discutibile ma non generava simili perdite.

In questo 2021 gli scenari economici sono invece cambiati, per cui chi ha deciso di rifugiarsi (in toto o in parte) sul c/c si prepari alla stangata finale.

L’unica via di fuga come sempre consiste nell’investire i risparmi non strettamente necessari. Al riguardo si possono seguire diverse direttrici, una delle quali rimanda al periodo di tempo dell’investimento.

Per chi cerca spunti a breve termine, presentiamo qui al link alcune possibili soluzioni. Per chi invece intende sfruttare la forza dei mercati nel lungo periodo, rimandiamo a questo nostro precedente articolo (clicca qui).

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