Con il rendimento del BTP a 10 anni alle stelle è il momento giusto per fare l’affare del secolo sui titoli di Stato

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Anche ad aprile continuano a salire i rendimenti sui titoli di Stato. Durante la seduta di ieri, per esempio, il tasso sul titolo decennale ha sfiorato il 2,58%. Un livello relativamente interessante che presenta rischi e opportunità da ponderare al meglio.

Il piccolo investitore si chiede dunque se con il rendimento del BTP a 10 anni alle stelle il tempo è propizio per fare l’affare.

Il momento giusto per fare l’affare sul reddito fisso

Sui mercati finanziari, una delle grandi incognite riguarda il futuro. I risparmiatori investono oggi per il domani, che è ignoto per definizione. Nel caso del reddito fisso il discorso diviene relativamente più semplice. Il guadagno sarà sempre quello a scadenza, tranne nel caso degli strumenti step-up, per esempio.

Sui titoli di Stato la domanda che ci si pone è un’altra. Ossia i rendimenti attuali sono al loro massimo o è meglio attendere che salgano ancora? Secondo i manuali di finanza, l’affare sul reddito fisso avviene soprattutto quando:

  • il tasso ufficiale BCE è al suo massimo di periodo e da lì a breve si prevede una stagione di tagli al costo del denaro;
  • lo spread è alle stelle e le autorità monetarie e fiscali sono in procinto di adottare politiche di contenimento del rischio;
  • l’inflazione è ai suoi massimi di periodo e secondo gli operatori è destinata a sgonfiarsi.

Cioè l’interesse sale quando le condizioni di mercato sono sfavorevoli al debitore, che è costretto a pagare di più per avere soldi in prestito. In quelle fasi, invece, il risparmiatore si assicura un buon rendimento per gli anni a venire. Tuttavia, deve ponderare la solvibilità del debitore per non restare con il cerino in mano.

L’attuale rendimento consente di fare l’affare?

Dopo anni di bassa inflazione e un 2020 in cui addirittura è stata negativa, il costo della vita ha preso il largo. Nel 2022 sta addirittura toccando livelli da brividi, mettendo a repentaglio i redditi da lavoro dipendente e la tenuta delle aziende (salgono i costi degli input). Inoltre erode il valore reale dei risparmi, e come abbiamo visto la mazzata più grande la si ha sui soldi liquidi, sul conto come sotto il materasso.

Dunque, l’inflazione è ai suoi massimi di periodo? Secondo molti economisti essa non scenderà a breve e il conflitto in Ucraina renderà tutto più difficile. Secondo le proiezioni di Bankitalia, nel 2022 essa dovrebbe oscillare tra il 4% (scenario bellico ottimistico) e quasi l’8% nello scenario peggiore.

Sempre collegato all’inflazione, calcoliamo il rendimento reale del BTP decennale. Al tasso lordo del 2,58% vanno tolte le tasse, le commissioni e l’inflazione media 2022 (ipotizziamola al 4,5%). Capiamo subito che, almeno per quest’anno, il rendimento reale sarebbe negativo.

In alternativa l’investitore potrebbe pensare di acquistare un bond sotto cento e guadagnare il 5%, il 10% o 20% a scadenza.

Con il rendimento del BTP a 10 anni alle stelle è il momento giusto per fare l’affare del secolo sui titoli di Stato

Quanto al differenziale tra BTP e Bund (spread), attualmente oscilla tra 160 e 165 punti.

La grande incognita resta quindi l’operatività della BCE, specie in merito all’atteso rialzo dei tassi. Adotterà un approccio soft per non pregiudicare gli investimenti e la crescita economica o uno più aggressivo per abbattere il carovita? Inoltre c’è il discorso legato al costo del debito, cioè gli interessi sulle future aste obbligazionarie, per gli Stati indebitati come l’Italia. La matassa è, a dir poco, intricata.

Secondo gli analisti, quando il ciclo dei rialzi dei tassi sarà finito il tasso terminale BCE dovrebbe essere inferiore al c.d. tasso neutrale. Ossia quel tasso al quale l’economia non cresce e non decresce.

Sono dunque questi, in estrema sintesi, gli elementi da ponderare al meglio prima di una qualunque decisione operativa.

Approfondimento

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