Incredibile quanto valgono 10.000 euro sotto il materasso dopo 2 anni, oltre a tutti questi rischi spesso dimenticati

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Ci avviamo a passi spediti verso un’economia contactless, cioè che regola i pagamenti usando moneta elettronica. Tuttavia, da un lato è proverbiale la preferenza per il contante da parte di alcuni cittadini. Dall’altro, non è raro (né un mistero) che vi siano risparmiatori che detengano del contante in casa. Quasi sempre si tratta di piccole cifre tenute in buona fede e per finalità di prevenzione. In caso di urgenza e/o necessità improvvise, si dispone subito del cash senza l’obbligo di andare in banca a prelevare.

Ai tempi dell’inflazione alle stelle questa scelta può rivelarsi però molto amara e costosa. A leggere i dati del bollettino economico della Banca d’Italia (BdI), infatti, è incredibile quanto valgono 10.000 euro sotto il materasso già dopo poco tempo.

Gli ultimi dati della Banca d’Italia

Nelle ultime proiezioni di Bankitalia spiccano i dati sulla possibile inflazione per i prossimi 24 mesi. I numeri fanno venire i brividi, anche perché veniamo da anni di inflazione bassa o addirittura negativa (il 2020).

Il bollettino BdI considera 3 diversi scenari: uno ottimistico, uno intermedio e uno peggiore. Tradotto vuol dire 3 contesti con inflazione, rispettivamente, bassa, media e alta.

In caso di risoluzione rapida del conflitto in Ucraina (scenario ottimistico) il carovita 2022 potrebbe essere al 4% nel 2022 e all’1,8% nel 2023.

Nello scenario intermedio (guerra prolungata), il costo della vita dovrebbe salire del 5,6% quest’anno e del 2,2% l’anno prossimo.

Infine, abbiamo lo scenario peggiore, basato sull’interruzione dei flussi del gas russo compensato solo in parte dalle fonti alternative. L’inflazione in questo caso si avvicinerebbe all’8% nel 2022 e al 2,3% l’anno prossimo.

Incredibile quanto valgono 10.000 euro sotto il materasso dopo 2 anni, oltre a tutti questi rischi spesso dimenticati

Secondo i manuali di economia, anche la preferenza per la liquidità ha un costo. Cioè la scelta di avere risparmi in forma liquida costa in termini di mancati guadagni dell’interesse attivo (in alcuni casi fino al 2,395%). Tuttavia, con l’attuale inflazione alle stelle va aggiunto anche l’amaro costo della perdita del potere d’acquisto.

Facciamo due semplici calcoli per stimare l’effetto dell’inflazione in due anni. Ipotizziamo il caso di un risparmiatore che in buona fede si ritrovi 10mila euro nascosti in casa.

Nel caso dello scenario peggiore, quei risparmi dopo un anno varrebbero 9.200 euro, e al termine del 2023 circa 8.990 euro. Nello scenario intermedio, invece, quei risparmi varrebbero all’incirca 9.440 euro e 9.230 euro dopo 12 e 24 mesi.

In entrambi i casi il riferimento è al valore reale dei soldi, non a quello nominale che resta invariato. Cioè sulla carta valgono sempre 10mila euro, nei fatti consentono invece di acquistare molto meno di prima.

Costa più di quel si pensi l’avere soldi nascosti sotto il materasso

Oltre al mancato guadagno (gli interessi attivi) e alle perdite da inflazione, la preferenza per la liquidità porta con sé altri rischi. Il primo fra tutti è quello di un possibile furto, al cui cospetto ogni tasso d’inflazione sarebbe sempre il male minore. Al riguardo abbiamo visto quali potrebbero essere i 5 posti perfetti in cucina per nascondere i soldi e tutelarsi dai malintenzionati.

Quanto alla Legge, nessuna norma fissa un tetto a quanto contante si possa avere con sé in casa e fuori casa. I limiti riguardano solo i pagamenti in contanti.

Tuttavia, essere beccati con tanti soldi addosso o in casa potrebbe dare il via a degli accertamenti. Un discorso che vale ancor più nei casi di cifre sproporzionate rispetto ai redditi e/o alle possibilità del cittadino. Oppure nei casi di mancate prove circa la natura di quel contante.

In conclusione, meglio investire i soldi su strumenti facilmente liquidabili e con interessi attivi anche sul breve termine, come abbiamo già visto.

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