Come si potrebbe aiutare un malato di Parkinson e come comunicare con lui

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James Parkinson è stato il primo a descrivere nel dettaglio i sintomi di questa malattia neurodegenerativa che oggi porta il suo nome. Il farmacista londinese l’aveva descritta, nei primi anni del 1800 come una “paralisi agitante”. Ad oggi il Parkinson è riconosciuto come la malattia più diffusa di quel gruppo di malattie che provocano disordini del movimento.

Ne soffre l’1-2% della popolazione mondiale dopo i 60 anni e il 3-4% oltre gli 85 anni. Purtroppo, ci sono forme di Parkinson giovanile che possono colpire una persona anche dai 20 ai 40 anni. La malattia provoca una degenerazione dei neuroni e un calo brusco della produzione di dopamina. Per questo i sintomi sono principalmente legati al movimento ma non solo.

Sono molti gli studi che si concentrano su questo settore, anche perché ancora non sono del tutto note le cause ed è perciò difficile capire come si potrebbe aiutare un malato. Si pensa a fattori genetici e ad esposizioni a sostanze chimiche, metalli pesanti. Tuttavia, la ricerca continua ad andare avanti, soprattutto per cercare trattamenti e cure efficienti.

I sintomi e i possibili trattamenti della malattia

Il sintomo più evidente e quello che si manifesta per primo è il tremore. Una persona affetta da Parkinson ha le mani che tremano in continuazione, anche in una condizione di riposo. Questo sintomo si alterna, però, ad una condizione di rigidità muscolare. Inoltre, i movimenti diventano molto lenti, la persona diventa instabile percependo problemi soprattutto in un lato del suo corpo.

In situazioni avanzate sopraggiunge un disturbo dell’equilibrio e una impossibilità di camminare in modo corretto e stabile. In modo naturale, per non cadere, le persone con Parkinson cercano di trascinarsi.  Accadono episodi di blocco delle gambe. Ma i sintomi si possono facilmente allargare alla parola, alla deglutizione, si verificano problemi alla voce e nella salivazione.

Di conseguenza, una persona malata ha disturbi del sonno, della pressione, non ha una regolarità intestinale, ha problemi di sudorazione, alterazioni dell’olfatto. Va da sé che, anche se si tratta di un processo lento, è una malattia fortemente invalidante con una aspettativa di vita ridotta.

Ci sono degli accertamenti clinici da poter fare che coinvolgono una serie di esami e di visite specifiche. Questo vale anche per il morbo di Alzheimer. Ad oggi, sono previste terapie farmacologiche per intervenire sui sintomi. Tuttavia, c’è la possibilità di intervenire chirurgicamente e in questo caso si parla di pallidotomia e stimolazione cerebrale profonda.

Come si potrebbe aiutare un malato di Parkinson con poche azioni

Chi si occupa di una persona con questa malattia deve fare attenzione ad una serie di aspetti. Innanzitutto, è importante far sentire il proprio sostegno e aiutare anche nelle cose più semplici. Infondere senso di sicurezza e protezione è fondamentale. Poi, è importante cercare di far seguire una serie di esercizi tutti i giorni in accordo con un fisioterapista.

Un altro passo da fare è consultare un nutrizionista in modo da avere una dieta costruita in modo giusto ed efficace tenendo conto dei farmaci che si devono assumere regolarmente. Ma fatto questo, come comunicare con un malato di Parkinson?

Innanzitutto, per capire come si potrebbe aiutare un malato, serve interagire con lui in un ambiente privo di distrazioni e di troppi rumori. Quindi, meglio spegnere la televisione, allontanarsi dalle finestre. Poi iniziare una conversazione con un tono deciso, forte ma gentile e lasciare tutto il tempo al malato di capire e di rispondere.

È essenziale ricordare sempre ad ogni battuta di quale argomento si sta parlando. Armarsi di pazienza è fondamentale, così come coinvolgere nel dialogo anche parenti e persone vicine in modo che il malato si senta sostenuto e protetto.

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