Non solo tosse e stanchezza, ecco altri sintomi problematici del Covid

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L’arrivo delle alte temperature ha fatto un po’ scendere l’allerta pandemia che oramai ci sta accompagnando da ben due anni. La vita infatti sembra cominciare a tornare come prima: sono decadute le restrizioni, è possibile entrare nella maggior parte dei posti senza mascherina e viaggiare è più semplice. Però come vediamo spesso sui telegiornali il virus non è affatto sparito, anzi, ne è comparso un altro che accenna ad essere preoccupante. Però nonostante il Covid 19 sia stato nei nostri pensieri per due anni ci sono ancora dei sintomi e degli strascichi che non tutti conoscono. Oggi parliamo di alcuni di questi. Infatti ci sono non solo tosse e stanchezza, ma altri sintomi del coronavirus meno conosciuti ed ugualmente problematici. Scopriamo insieme di che cosa si tratta.

Le regole per riconoscere il virus

Il virus del Covid 19 è una malattia di natura influenzale. Come le più banali malattie si può prendere dal contatto con un soggetto positivo, spesso tramite il contatto con le goccioline emanate dal respiro o emesse da un colpo di tosse oppure da uno starnuto. Per evitare la diffusione infatti sono state prese delle contromisure che creassero delle barriere, come ad esempio la mascherina e i guanti. Una volta che si entra in contatto con i droplet si potrebbe sviluppare il malanno, manifestandolo con sintomi come febbre, mal di gola e mal di testa intensi e dolori muscolari. Uno delle spie caratteristiche però è la perdita del gusto e dell’olfatto.

Non solo tosse e stanchezza, ecco altri sintomi problematici del Covid

Molto spesso per più delle 4 settimane successive alla guarigione ci sono anche i cosiddetti sintomi del long Covid. Fra questi compare sicuramente una immotivata stanchezza, una fatica nello svolgere le più banali attività quotidiane e anche la persistenza dei dolori ai muscoli. Si verifica poi la cosiddetta “brain fog”, ovvero una difficoltà nella concentrazione. Ma una delle ripercussioni più strane è sicuramente quella che avviene a livello dermatologico. Infatti è possibile durante e dopo la malattia cominciare a perdere i capelli in maniera consistente. La causa potrebbe essere riconducibile ad una cattiva ossigenazione ma anche all’effetto del virus sui bulbi piliferi. La notizia positiva è che questa condizione tende a rientrare, mentre quella negativa è che peggiora l’alopecia androgenetica. Se la situazione crea disagio però è il caso di confrontarsi con un dermatologo.

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