In questi sintomi notturni potrebbe nascondersi il segnale d’allarme di Alzheimer e demenze che spesso sottovalutiamo

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Negli ultimi anni le patologie connesse alla neurodegenerazione in età adulta e senile hanno raccolto un crescente interesse scientifico. Le ragioni si possono ritrovare nell’ampia diffusione che patologie come Alzheimer e demenze in generale si sono registrate nella popolazione. Molti esperti sono sempre più orientati a rilevare nei soggetti esposti alla patologia quei sintomi pre clinici che possano in qualche modo rappresentare un’avvisaglia importante.

Individuare quelli che sono i primissimi cambiamenti osservabili potrebbe determinare prognosi più incoraggianti e indurre ad interventi estremamente precoci. Una recente review scientifica condotta da ricercatori polacchi ha posto l’attenzione su alcune variazioni che possono indicare l’insorgenza di mutamenti a livello cerebrale nella persona che ne soffre. In questi sintomi notturni potrebbe nascondersi il segnale d’allarme di Alzheimer e demenze che spesso sottovalutiamo. Vediamo di seguito cosa dicono gli esperti.

Come capire se il cervello sta andando in tilt

Con l’avanzare dell’età spesso si notano dei cambiamenti nel proprio corpo, nelle abitudini e nella risposta cognitiva in relazione all’ambiente. È sicuramente innegabile il fatto che ciascuno di noi vada incontro a costanti trasformazioni nell’arco di vita. Tuttavia, alcune di queste potrebbero fungere talvolta da segnale d’allerta connesso a stadi patologici o degenerativi.

In un precedente approfondimento abbiamo ad esempio spiegato che il cervello sta rallentando in chi non riesce a leggere una serie di comuni parole. A proposito di simili cambiamenti, uno studio scientifico condotto da ricercatori canadesi ha dimostrato alcuni dati interessanti sulla demenza. Secondo gli esperti, talvolta la spia della malattia talvolta non si troverebbe nella memoria annebbiata ma in un cambiamento corporeo che molti tendono a trascurare. Proprio su questi mutamenti che a volte sembrano impercettibili, si potrebbe giocare una partita importante relativa alla diagnosi precoce e tempestiva. Lo dimostrano alcuni studiosi che hanno condotto delle indagini sull’associazione tra disturbi del sonno e morbo di Alzheimer.

In questi sintomi notturni potrebbe nascondersi il segnale d’allarme di Alzheimer e demenze che spesso sottovalutiamo

Difficoltà ad addormentarsi, risvegli ripetuti, apnee ostruttive e sindrome delle gambe senza riposo potrebbero talvolta rappresentare un rischio per l’insorgenza di demenze e Alzheimer. È quanto evidenziano alcuni ricercatori polacchi che hanno raccolto all’interno di una review scientifica i dati più rilevanti degli studi condotti negli ultimi anni. Le alterazioni del normale ciclo sonno-veglia possono contribuire al declino cognitivo nel soggetto che ne soffre e potrebbero fornire un indicatore importante per eventuali forme patologiche.

Simili alterazioni, secondo gli esperti, potrebbero essere in grado di agire su differenti biomarcatori al punto da determinare effetti nefasti sul sistema nervoso centrale. I differenti disturbi del sonno, infatti, potrebbero avere delle ricadute sull’accumulo di placche beta-amiloide e proteina Tau, principali responsabili del morbo di Alzheimer. Dalle differenti osservazioni cliniche, si potrebbe dunque pensare che vi sia una relazione bidirezionale tra i disturbi del sonno e la patologia di Alzheimer. Queste interessanti ipotesi secondo gli studiosi potrebbero dunque offrire nuovi spunti d’indagine su malattie del sistema nervoso e che sembrano orami diffondersi su larga scala.

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