Il titolo di Stato che straccia in rendimento il Buono postale e che adesso offre un interesse del 3% annuo 

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Con un’inflazione galoppante superiore al 6% tenere i soldi in banca è un suicidio. Tuttavia non è semplice scegliere dove investire i risparmi di una vita. I mercati finanziari sono sempre più complicati e da mesi soggetti a ribassi. Il risparmiatore che vuole un investimento sicuro per proteggere i propri soldi con la garanzia di recuperare il capitale a scadenza ha due soluzioni. La prima soluzione è investire in Buoni del Tesoro poliennali, la seconda soluzione è investire in Buoni postali fruttiferi. In entrambi i casi il capitale è garantito dallo Stato.

Chi volesse investire nei Buoni del Tesoro poliennali ha una scelta infinita. Ci sono titoli con scadenza residua di qualche mese e BTP che scadono tra 50 anni. Il risparmiatore che desidera mantenere l’investimento fino alla scadenza potrà scegliere la durata più vicina al suo orizzonte temporale. Al momento dell’analisi i BTP che hanno il rendimento maggiore sono quelli con durata superiore ai 10 anni. Tra i titoli di Stato ultradecennali, uno particolare potrebbe essere da preferire agli altri.

Chi avesse un orizzonte temporale di lungo periodo potrebbe puntare su due strumenti, un BTP ultradecennale e un Buono postale ordinario. Il Buono postale con durata più breve è il 3×4 che dura 12 anni. Tra i titoli di Stato un BTP scade ad agosto del 2034, quindi tra 12 anni.

Lo Stato garantisce il capitale investito su entrambi gli strumenti ed entrambi possono essere rivenduti in qualsiasi momento. Ma non hanno lo stesso rendimento. Scopriamo quale rende di più.

Il titolo di Stato che straccia in rendimento il Buono postale e che adesso offre un interesse del 3% annuo

Il Buono fruttifero postale 3×4 ha una durata totale di 12 anni. Nei primi tre anni offre un rendimento lordo dello 0,1% annuo che sale allo 0,2% dal quarto al sesto anno. Il Buono offre un rendimento dello 0,3% annuo dal settimo al nono anno. Infine dal decimo al dodicesimo anno rende un tasso d’interesse dello 0,5% annuo lordo.

Da sottolineare che i rendimenti non vengono riconosciuti ogni anno ma alla scadenza del triennio. Quindi solo detenendo il Buono postale per i primi 3 anni si terrà un rendimento dello 0,10% annuo per tre anni. Si otterrà lo 0,2% annuo solo alla scadenza del sesto anno e così via. Chi disinveste prima della scadenza di un triennio non potrà avere gli interessi maturati fino a quel momento.

Il BTP con scadenza agosto 2034 (Isin: IT0003535157) al momento dell’analisi ha un prezzo di 120,4 centesimi. A questo prezzo il BTP garantisce a scadenza un rendimento annuo lordo del 3,0%. Da sottolineare che il titolo offre un flusso cedolare del 5% annuo diviso in due cedole semestrali del 2,5%.

Il risparmiatore può vendere il titolo in qualsiasi momento e godere di tutte le cedole già incassate. Ovviamente il prezzo di vendita potrebbe essere superiore o inferiore al prezzo di acquisto. Quindi l’investitore potrebbe maturare una plusvalenza in conto capitale o una minusvalenza.

Un BTP pensato per proteggere dall’inflazione

Non è difficile capire quale dei due strumenti abbia il rendimento maggiore. Lasciamo al lettore la valutazione di quale dei due potrebbe essere il migliore per le sue esigenze.

Chi non volesse perdere i soldi sul conto corrente e volesse proteggere i risparmi dall’inflazione, potrebbe puntare su un altro particolare BTP. Infatti un risparmiatore preoccupato dall’inflazione può acquistare sul mercato il titolo di Stato pensato per proteggere l’investimento dal costo della vita.

Approfondimento

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