Ecco perché bisognerebbe andare almeno un giorno in Albania e non solo per la finale di Conference League della Roma

Tirana

Sono giorni di grande fermento per la Roma giallorossa. La squadra di José Mourinho, infatti, è attesa la settimana prossima dalla finale di Conference League. L’ultima nata tra le coppe sotto l’egida della Uefa. Una sfida, quindi, a suo modo storica, che si disputerà a Tirana. Avversari dei giallorossi saranno gli olandesi del Feyenoord.

Nonostante l’enorme richiesta di biglietti, saranno in pochi a poter assistere alla finale. Proprio per questo, chi non potrà partire alla volta dell’Albania, potrà assistere all’incontro allo Stadio Olimpico, attraverso i maxischermi.

Forse non è stata una grande idea quella della Uefa di portare una finale così prestigiosa in uno stadio così piccolo. Sono infatti 22.500 i posti a disposizione nel nuovissimo impianto Arena Kombetare. Inaugurato tre anni fa, ospita le partite della nazionale e si trova nella zona universitaria della città, non distante dal centro.

C’è da credere, come spesso accade in questi casi, che molti tifosi, di entrambe le squadre, decideranno comunque di partire alla volta dell’Albania. Con la speranza di recuperare all’ultimo il prezioso tagliando. Per questo la città verrà praticamente divisa in due, per evitare possibilità di scontri tra tifoserie.

La parte nord verrà riservata agli olandesi, mentre nella parte sud ci saranno gli italiani. Entrambe con fan zone e maxischermi a disposizione per godersi comunque l’evento.

Certo, arrivare fino a Tirana e non poterla visitare sarebbe un peccato. Con i dovuti accorgimenti, nonostante la divisione, sarà comunque possibile farlo. A partire dalla suggestiva piazza Skenderbeu, dedicata a uno degli eroi nazionali. Con la sua imponente statua che spicca al centro.

Un’architettura decisamente moderna, che mescola giochi di acqua, con le fontane a terra, aree verdi e grandi spazi. Su di essa, si affacciano i palazzi del municipio e di alcuni ministeri, oltre all’antica moschea di Ethem Bey e al Museo Nazionale.

Ecco perché bisognerebbe andare almeno un giorno in Albania e non solo per la finale di Conference League della Roma

Poco distante, ecco la Torre dell’Orologio. 90 scalini per arrivare in cima e godere del panorama di tutta la piazza. Non sarà la torre campanaria più alta d’Europa, ma merita comunque una visita.

Quella che, però, non può mancare per conoscere meglio Tirana e l’Albania, è l’esperienza del Bunk’Art. Un bunker sotterraneo antiatomico, costruito negli anni 80, diventato oggi museo della memoria. Qui si possono comprendere metodi e soprusi compiuti dalla dittatura comunista che ha governato il Paese per quarant’anni, con il feroce Enver Xoxha al potere.

Per gli amanti del moderno, poi, c’è la cattedrale ortodossa, situata a poca distanza dalla piazza. Ricostruita dopo la fine della dittatura, è stata inaugurata nel 2012. Di qualche anno più giovane, invece è quella cattolica dedicata a San Paolo, ultimata nel 2001.

Infine, merita una visita anche il Parco Rinia, un piccolo polmone verde posto in un’area residenziale. Costruito negli anni Cinquanta, offre oggi spazi verdi e frescura, contro il caldo afoso estivo. Interessante per farci una passeggiata, anche se non ha nulla a che vedere con il parco più grande d’Europa, che si trova in Italia.

Tirana, poi, dista circa 30 km dal mare, quello di Durazzo, raggiungibile con quella che in Albania viene definita autostrada. Un concetto un po’ lontano dal nostro, perché più simile a una strada di scorrimento veloce. Se pensiamo che gli albanesi la attraversano a piedi, con tanto di bambini, scavalcando i guard rail, capiamo bene quanto sia lontano dalla nostra idea di autostrada.

Ecco perché bisognerebbe andare almeno un giorno in Albania, a Tirana, per vivere l’atmosfera di una città giovane, che ha decisamente svoltato con l’inizio del nuovo Millennio.

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