Ecco i 7 sintomi importanti a cui fare attenzione con AstraZeneca

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Tre italiani su quattro sono favorevoli ai vaccini anti Covid, sempre che ci sia trasparenza e una corretta informazione. E’ quanto emerge da un’indagine di Altroconsumo che spiega come i motivi che alimentano lo scetticismo siano principalmente legati ai timori per gli effetti indesiderati (52%). L’annuncio dell’Agenzia Europea per i Farmaci (EMA) sul “possibile” legame tra rare forme di trombosi e la somministrazione di AstraZeneca (ribattezzato Vaxzevria) ha accresciuto questi timori.

Anche se, hanno precisato da Amsterdam, in realtà, si tratta di eventi molto rari che si sono manifestati in un caso su centomila vaccinati. Va inoltre precisato che il vaccino in questione è stato giudicato sicuro dall’EMA e il rapporto rischi-benefici, positivo. Se ciò non bastasse, può essere di conforto sapere che esistono dei segnali che indicano che qualcosa non va e permettono un intervento medico. Ecco i 7 sintomi importanti a cui fare attenzione con AstraZeneca secondo, appunto, quanto stabilito dall’EMA.

I sintomi post vaccinazione da tenere sotto osservazione

La stessa EMA ha specificato che non esistono categorie di età o sesso più a rischio. Ad ogni modo l’Italia in via precauzionale raccomanda AstraZeneca solo a persone con età superiore ai 60 anni. Non ci sono terapie, esami e profilassi di prevenzione contro eventuali trombosi, tuttavia ci sono segnali che è meglio non sottovalutare. Ecco i 7 sintomi importanti a cui fare attenzione con AstraZeneca. Tra questi: cefalea incessante, tachicardia, macchie di sangue sotto la pelle e lividi, dolore addominale che non passa, difficoltà a respirare, dolore toracico e gonfiore a braccia o gambe.

Ovviamente, questi sintomi sono riferiti a persone che non hanno altre patologie perché altrimenti potrebbero dipendere da queste. Ma in un soggetto in buona salute tali sintomi devono accendere un allarme. Se uno o più sintomi si manifestano da una fino a tre settimane dopo la somministrazione del vaccino AstraZeneca, è meglio contattare il proprio medico di famiglia. Questo potrà prescrivere un esame emocromocitometrico per un primo screening, così da intervenire per tempo su una eventuale trombosi.

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