Alzheimer e Parkinson si possono rallentare con questa nuova tecnica secondo la scienza

cervello

Una recente ricerca condotta da scienziati russi ha messo in evidenza la possibilità di sintetizzare alcuni composti in grado di frenare i processi neurodegenerativi. Attivando meccanismi intracellulari per contrastare il deterioramento delle cellule cerebrali i composti aggredirebbero direttamente le placche amiloidi, formazioni extracellulari che causano l’Alzheimer. Tale prospettiva potrebbe diventare applicabile per tutta una serie di malattie neurodegenerative secondo gli studiosi. Alzheimer e Parkinson si possono rallentare con questa nuova tecnica secondo la scienza e di seguito vediamo in cosa consiste.

Come si potrebbe difendere il cervello dal deterioramento

Chi desidera mantenere giovane e in salute il proprio cervello sa bene quanto sia importante contrastare le malattie neurodegenerative. In un articolo precedente abbiamo mostrato quali connessioni esistono tra la salute del cervello e la dieta ad esempio: “Pochi sanno che per mantenere il cervello in salute è importante curare quest’organo”. Alla conservazione dello stato di salute ottimale non può certo mancare un po’ di moto. Un esempio pratico è quello presente nell’articolo “Come rimanere giovani a 60 anni con un esercizio semplicissimo ma molto efficace”.

Nello studio pubblicato sull’European Journal of Medicinal Chemistry gli scienziati hanno ideato alcuni composti chimici a bassa tossicità che possono innescare una reazione protettiva sul tessuto neuronale. In buona sostanza, i composti che i ricercatori hanno sintetizzato svolgerebbero una funzione protettiva delle cellule contrastando lo stress cellulare. Tali composti, infatti, contribuirebbero a sintetizzare delle specifiche proteine definite “da shock termico” che contrastano le malattie neurodegenerative. In tale maniera si interverrebbe ad arginare lo stress proteotossico che svolge un ruolo chiave in molte delle malattie che attaccano il sistema nervoso. Alzheimer e Parkinson si possono rallentare con questa nuova tecnica secondo la scienza ed i dati dello studio potrebbero aprire a nuove frontiere applicative.

Una possibile nuova era per gli interventi clinici

Lo proteotossicità che si verifica in presenza di malattie neurodegenerative consiste in un accumulo di proteine danneggiate all’interno della cellula. Aumentando la sintesi delle proteine da shock termico attraverso specifici composti, si contrasterebbe la neurodegenerazione. Al momento gli scienziati hanno testato i composti sui tessuti di ratti che presentavano delle lesioni successive a trauma cranico. Gli esiti hanno evidenziato un aumento della sopravvivenza dei neuroni con buoni esiti a scopo terapeutico. Si dovrà passare successivamente a testare i nuovi composti in trial preclinici. Nuove speranze dunque si offrono alla ricerca e anche all’intervento precoce sui pazienti.

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