Pochi spiccioli a lavoratori e pensionati con il Decreto Aiuti bis

Decreto Aiuti Bis

Dal Bonus 200 euro allo sconto sui carburanti, attraverso il temporaneo taglio delle accise, il Governo Draghi, fino a quando è rimasto in carica, ha fatto il possibile per calmierare, a favore delle famiglie e delle imprese, l’effetto nefasto legato al forte aumento dell’inflazione. Visto che attualmente il carovita picchia davvero duro sul potere d’acquisto dei salari, degli stipendi e delle pensioni nel nostro Paese.

Ora in carica solo per il disbrigo degli affari correnti, l’Esecutivo guidato dall’ex Presidente della BCE si è congedato con un ultimo Decreto contro i rincari. Si tratta, nello specifico, del Decreto Aiuti bis con una dotazione finanziaria superiore ai 14 miliardi di euro. E con una parte di queste risorse che sarà destinata sia ai lavoratori dipendenti, con aumenti in busta paga, sia ai pensionati con un anticipo delle rivalutazione a partire dal prossimo mese di ottobre del 2022.

Pur tuttavia, da una simulazione della UIL emerge come in realtà i benefici economici a favore dei pensionati e dei lavoratori saranno davvero limitati. Praticamente gli aumenti spesso non basteranno nel mese nemmeno per un caffè ed un cornetto al bar. Vediamo allora come e perché.

Pochi spiccioli a lavoratori e pensionati con il Decreto Aiuti bis

Nel dettaglio, con il rafforzamento dell’esonero contributivo, dallo 0,8% all’1,8%, l’aumento medio per un lavoratore dipendente del settore privato sarà pari ad appena 15,47 euro mensili al lordo. Ovverosia 92,82 euro lordi. Nei sei mesi di validità della misura dal mese di luglio, in maniera retroattiva, a quello di dicembre del 2022.

Il beneficio economico quasi si azzera, inoltre, per un lavoratore con un reddito lordo annuo pari a 8.000 euro. In tal caso, infatti, l’aumento in busta paga sarà di appena 6 euro lordi mensili in accordo con i calcoli effettuati dalla UIL. Pochi spiccioli a lavoratori e pensionati, quindi? Sembra proprio di sì.

Di quanto aumentano gli assegni INPS con l’anticipo della rivalutazione

Infatti, con l’aumento del 2% da ottobre a dicembre del 2022, a titolo di anticipo della rivalutazione 2023 degli assegni INPS, la musica sostanzialmente non cambia. Con una pensione media di 953 euro che nel trimestre aumenterà di appena 19 euro lordi mensili. Ovverosia appena 57 euro in più in tre mesi.

Rispetto invece ad un’inflazione già acquisita, per il 2022, di +6,7% in accordo con le ultime rilevazioni dell’ISTAT. Per recuperare totalmente l’inflazione 2022, quindi, a favore dei lavoratori e dei pensionati servirà molto di più. E a questo dovrà pensarci il nuovo Governo italiano. Quello che si formerà dopo le elezioni politiche di settembre.

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