Pensione Quota 41 per tutti e aumento delle pensioni minime non sono un sogno

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L’esigenza di un intervento dal punto di vista previdenziale diventa sempre più pressante. Con la scadenza di ben 3 misure a fine anno, infatti, è necessario dare una flessibilità in uscita ai lavoratori. Fino ad ora regnava una grande incertezza su quelle che potevano essere le intenzioni del nuovo Governo. Perché, ovviamente, senza sapere l’esito delle elezioni era molto difficile fare previsioni fondate. Ma ora, dopo l’esito del passaggio alle urne, possiamo capire quali sono le intenzioni della nuova maggioranza. E la pensione Quota 41 per tutti potrebbe non essere solo una vana speranza.

Le scadenze di fine anno

A fine anno scadono la Quota 102, l’APE sociale e l’Opzione donna. Questo significa tornare alla rigidezza prevista dalla Legge Fornero. Ma non per forza, visto che ci si aspetta un intervento nella Legge di Bilancio di fine anno.

E anche se le ipotesi presentate nel corso del 2022 sono molteplici, si potrebbe fare qualche previsione più fondata. Ricordiamo, infatti, che ci sono in ballo misure come la Quota 92 di Delrio. O la pensione a quote proposta da Pasquale Tridico. Ma c’è anche la possibilità che APE sociale e Opzione donna possano essere nuovamente prorogate per il prossimo anno.

L’aumento delle pensioni minime

Una delle proposte avanzate in campagna elettorale è quella di aumentare l’importo delle pensioni minime. Attualmente l’integrazione al trattamento minimo delle pensioni porta l’importo delle stesse ad un massimo di 525 euro. Una cifra che, sinceramente, difficilmente basta al pensionato per le esigenze primarie.

Proprio per questo, durante la campagna elettorale, Silvio Berlusconi ha rispolverato un suo vecchio cavallo di battaglia. Ovvero l’aumento delle pensioni minime a 1.000 euro. Ora che Berlusconi, facendo parte del centrodestra, farà parte del nuovo Governo, vedremo se manterrà quanto promesso.

Pensione Quota 41 per tutti e aumento delle pensioni minime non sono un sogno

Il centrodestra, però, si è anche detto intenzionato ad agire sulla flessibilità in uscita. Come abbiamo detto si tratta di un intervento necessario, anche se ancora non si sa in quale direzione si sceglierà di andare. Ma possiamo ricordare che la Quota 41 per tutti è una misura che Matteo Salvini auspica dal 2019. Ovvero da quando è stata varata la Quota 100 che doveva essere la misura ponte che avrebbe traghettato i lavoratori alla Quota 41 per tutti. Che nelle intenzioni dell’allora Governo sarebbe dovuta entrare in vigore nel 2022. Ma così non è stato.

Ora Salvini, però, fa parte della maggioranza di Governo e ha rilanciato la misura che permetterebbe a chiunque di pensionarsi con almeno 41 anni di contributi. Un anticipo di 10 mesi per le donne e di 1 anno e 10 mesi per gli uomini rispetto al requisito richiesto dall’anticipata ordinaria. La spesa complessiva per sostenere questa misura, però, sarebbe di 75 miliardi di euro in 10 anni. E non è detto che le casse dello Stato possano realmente sostenerla senza prevedere penalizzazioni.

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