Pensioni più alte ai fortunati lavoratori a cui dal primo gennaio 1996 l’INPS calcolerà questi utilissimi contributi

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Anche chi non è proprio vicinissimo all’età pensionabile si pone una serie di domande sul proprio futuro previdenziale. A preoccupare maggiormente è l’importo dei ratei mensili cui si avrà diritto. Molti dipendenti e autonomi hanno infatti paura di percepire assegni bassi e di ritrovarsi in condizioni di precarietà economica. Anche il desiderio di lasciare l’impiego con anticipo spesso è frenato dalla valutazione degli importi mensili spettanti.

Si deve inoltre tener conto di quanto si perde di pensione a seconda del sistema di calcolo che si applica. Sono diversi infatti i criteri e le variabili che contribuiscono a determinare l’incremento o la riduzione degli assegni previdenziali. Allo stesso modo possono cambiare anche le condizioni per accedere al trattamento pensionistico. Anche chi ha pianificato di andare in pensione prima nel 2022 dovrà pertanto assicurarsi di soddisfare i requisiti necessari.

Oltre al requisito anagrafico occorre infatti possedere un montante contributivo minimo per richiedere il trattamento previdenziale. Inoltre potrebbero arrivare pensioni più alte ai fortunati lavoratori a cui dal primo gennaio 1996 l’INPS calcolerà questi utilissimi contributi. Durante l’intera carriera lavorativa si accumula infatti un’anzianità di servizio che presenta un doppio vantaggio. Da un lato essa vale ai fini del raggiungimento dell’età pensionabile, dall’altro ad incrementare il rateo. L’ammontare degli assegni diminuisce anche in riferimento alla contribuzione che il lavoratore versa nel corso degli anni.

Pensioni più alte ai fortunati lavoratori a cui dal primo gennaio 1996 l’INPS calcolerà questi utilissimi contributi

Per determinare l’importo dei ratei bisogna sapere quale sistema di calcolo verrà applicato alla propria storia contributiva. Ciò perché i criteri di valutazione cambiano a seconda dei contributi che il lavoratore possiede al 31 dicembre 1995. Inoltre bisogna considerare in quale periodo risulta l’accredito di eventuali contributi figurativi. Se infatti la contribuzione figurativa rientra nel criterio di calcolo retributivo potrebbe penalizzare l’importo spettante.

Ricordiamo infatti che tale sistema prende in considerazione gli ultimi stipendi e la presenza di questi contributi potrebbe incidere negativamente. Diverso il caso del lavoratore che possiede contribuzione figurativa nei periodi successivi al 1° gennaio 1996. In tal caso infatti anche la contribuzione figurativa rientrerebbe nel calcolo contributivo e aumenterebbe il montante. In presenza di più anzianità assicurativa si avrà quindi diritto ad un importo più alto dell’assegno pensionistico. Ciò conferma l’importanza di contributi figurativi nel regime contributivo e l’eventuale svantaggio degli stessi se si adotta il criterio retributivo.

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