Legge di Bilancio del Governo sempre più corposa con misure per infrastrutture, proprietari di case

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In vista dell’approdo in Parlamento, per la Legge di Bilancio del Governo guidato dalla premier e leader di Fdi Giorgia Meloni si registrano non solo dei ritocchi ma delle vere e proprie aggiunte. Non a caso, rispetto ai 136 articoli iniziali, la bozza della manovra finanziaria sarebbe salita a oltre 150 articoli.

E questo perché ora, nella Legge di Stabilità, trovano spazio altre misure incentrate, in prevalenza, su famiglia, ambiente, infrastrutture e proprietari di immobili. Per esempio, è spuntata l’esenzione dal pagamento dell’IMU per i proprietari di case occupate. Ma a patto che sia stata presentate una regolare denuncia.

La Legge di Bilancio del Governo cresce, gli articoli sono già oltre 150

Per quel che riguarda, invece, le infrastrutture, nella manovra finanziaria ora c’è inserita l’accelerazione sul terzo lotto della Tav. Con il via libera da parte del Cipess entro il prossimo 31 marzo del 2023. Inoltre, sul rilancio del Ponte sullo Stretto, la manovra finanziaria introduce pure lo stop ai contenziosi in corso. Unitamente alla società Ponte Stretto Spa che, in liquidazione, sarà riattivata ai fini della realizzazione di un’opera che il ministro Matteo Salvini ha già annunciato che sarà avveniristica.

La Legge di Bilancio del Governo Meloni, inoltre, punta sulla tutela ambientale. Nel farlo inserisce in manovra finanziaria lo sconto sugli acquisti di materiali riciclati che provengono dalla raccolta differenziata. E questo, nello specifico, attraverso la concessione per il 2023 di un credito di imposta. E comunque nel limite di complessivi 10 milioni di euro di risorse stanziate. Ricordiamo, poi, che il Bonus sull’acquisto di materiali riciclati permette di maturare un credito di imposta che è pari al 36% della spesa sostenuta.

Possibili correttivi in manovra pure per le pensioni donne, ecco come

Per la manovra finanziaria, quindi, i tecnici del Governo italiano di centrodestra non si può dire che stiano apportando delle limature, ma delle vere e proprie aggiunte. Nonché dei correttivi che vanno a interessare pure il sistema pubblico pensionistico. Precisamente, le misure di pensionamento anticipato. Come per esempio l’Opzione Donna che nel 2023 potrebbe essere confermata con gli stessi criteri, regole e paletti del 2022.

In tal caso l’Esecutivo Meloni farebbe sostanzialmente un passo indietro rispetto all’annuncio dell’Opzione Donna rivista e con il requisito dell’età collegato al numero di figli delle lavoratrici. Precisamente, a 60 anni senza figli, a 59 anni con un figlio e a 58 anni di età con due o più figli. Mentre l’Opzione Donna attuale fa distinzione solo tra lavoratrici dipendenti e lavoratrici autonome.

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