Lavoro, per chi si avvicina lo snodo di ottobre

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Lavoro, per chi si avvicina lo snodo di ottobre. Dopo un primo trimestre disastroso, con la chiusura di 9.000 aziende in più a causa del coronavirus, per le imprese italiane si avvicina un altro snodo.

Nel prossimo mese di ottobre, si testerà ancora la tenuta del sistema Italia dopo la pausa estiva. Secondo l’ufficio studi della Confcommercio, sono 270.000 le imprese italiane che in questi giorni rischiano la chiusura definitiva. L’allarme non riguarda tutti i settori: mentre edilizia e agricoltura si si apprestano a varare 310.000 assunzioni. Ma legno e arredo, turismo, moda, finanza, consulenza e commercio sono in ginocchio. Dal 49% al 65% delle imprese di questi settori non potrà recuperare i livelli di fatturato pre-Covid prima del giugno 2021. Dove si deve andare a cercare lavoro? E con che modalità, in presenza o da casa? Ecco una guida col supporto dell’ufficio studi di Proiezioni di Borsa.

Cosa succede nel settore privato

Mentre chi ha ricevuto il reddito di cittadinanza ha ottenuto un aiuto concreto, chi fa impresa attualmente, boccheggia. A causa del blocco dei licenziamenti e della formula del prestito garantito che ancora non c’è, si sta avviando verso il suo declino definitivo. In tema di lavoro, si avvicina lo snodo di ottobre: secondo Unioncamere entro 5 anni serviranno 3 milioni di nuovi assunti. Ma attualmente sul tavolo del Ministero del Lavoro ci sono 150 vertenze che riguardano 160 mila addetti in imprese di tutte le dimensioni. Chi resiste tenendo aperti i battenti, ha utilizzato la cassa integrazione all’81% rispetto a un anno fa e va avanti.

Lavoro, per chi si avvicina lo snodo di ottobre

In attesa degli aiuti promessi dal Recovery Fund, le imprese chiudono i rubinetti dove possono. Le proposte di prepensionamento, soprattutto laddove in futuro servirà personale più idoneo al telelavoro, sono migliaia. Mentre il calo delle assunzioni ha toccato quota 600.000 unità. Anche nel settore della dirigenza è prevista una raffica di licenziamenti da qui a dicembre. E una sensibile sforbiciata ai compensi di chi resta. I settori dove nel futuro a breve ci sarà maggiore richiesta sono quelli dell’alimentare e dell’edilizia. Dunque, servono lavoratori agricoli, operai specializzati, addetti con qualifica HCCP e manutentori qualificati, sono richiestissimi quelli per lavorare su impianti elettrici, di riscaldamento e raffreddamento.

Le novità nella pubblica amministrazione

Intanto dal 15 settembre prossimo, i dipendenti pubblici torneranno a lavorare in presenza nei luoghi di lavoro. E non solo nei limiti delle attività indifferibili. Il lavoro agile sta diventando un elemento strutturale nella organizzazione della Pubblica Amministrazione. La quale ha stabilito che ogni anno, entro il 31 gennaio, si debba redigere un Piano Organizzativo del Lavoro Agile (POLA). Esso dovrà indicare le attività da svolgere, le misure organizzative compresi i requisiti tecnologici, i percorsi formativi da creare e la verifica dei risultati. Laddove il Pola non viene applicato, il lavoro agile si potrà applicare su richiesta al 30% dei dipendenti.

I dipendenti che, nel frattempo, si procurassero certificazioni idonee in ambito informatico, risulterebbero dunque avvantaggiati nei percorsi interni. Per ora è chiaro che il ritorno in presenza ridotta negli uffici porterà a code di pubblico in alcuni settori, anche se gli appuntamenti saranno su prenotazione. E risulta ancora irrisolto il nodo di accesso, da remoto, alla piattaforma Sicid e ai fascicoli più sensibili nel settore della Giustizia.

 

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