L’Agenzia delle Entrate stabilisce che questi rimborsi non sono tassabili quindi i lavoratori in smartworking possono stare tranquilli

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Lo smartworking ha comportato grossi risparmi per le aziende che non hanno dovuto sostenere i costi per la gestione quotidiana degli spazi in cui prima quel lavoro si svolgeva. Purtroppo i lavoratori hanno invece visto aumentare le loro spese per luce e gas, dato che hanno trascorso intere giornate a lavorare da casa propria. Ecco che le aziende hanno concesso ai lavoratori dei rimborsi parziali per le bollette relative ai consumi. Adesso l’Agenzia delle Entrate stabilisce che questi rimborsi non sono tassabili, quindi i lavoratori in smartworking possono stare tranquilli.

Perché l’intervento dell’Agenzia delle Entrate?

L’intervento è stato necessario perché alcune aziende hanno riconosciuto ai lavoratori dei rimborsi. Parliamo naturalmente di rimborsi per le maggiori spese di luce e gas che i lavoratori hanno dovuto affrontare negli ultimi mesi. Rimanendo a casa i lavoratori hanno consumato più luce e gas di quanto non fossero abituati a fare precedentemente. I rimborsi sono stati ovviamente aggiunti in busta paga e questo ha suscitato la fatidica domanda. I rimborsi saranno tassati come la retribuzione?

Il timore dei lavoratori

Il timore dei lavoratori era doppio. In un primo caso temevano che la loro retribuzione venisse intaccata dalle maggiori spese per luce e gas dato che avrebbero trascorso intere giornate a casa. Nel secondo caso c’era il timore che i rimborsi per le bollette concessi dall’azienda fossero solo parziali, perché mangiati da una tassazione pari a quella del reddito da lavoro.

La decisione dell’Agenzia delle Entrate

L’Agenzia delle Entrate stabilisce che questi rimborsi non sono tassabili. I lavoratori possono stare tranquilli. L’Agenzia ha affermato che i rimborsi per luce e gas concessi per smartworking sono equiparabili a quelle somme già disciplinate dalle Circolari 326/E/1997 e dalle risoluzioni 178/E/2003 e 357/E/2007.

Sono somme che non rappresentano un incremento di reddito per il lavoratore, ma che vanno a coprire parzialmente un costo che il lavoratore sopporta solo nell’interesse del datore di lavoro. Deve inoltre trattarsi di spese precisamente individuabili.

Sarà quindi possibile per il dipendente trattenere quei rimborsi in modo integrale, escludendole dal reddito tassabile.

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