Daniele Capezzone a tutto campo. Scrittore e commentatore politico del quotidiano «La Verità» e per i programmi di informazione politica delle reti Mediaset, nel suo ultimo libro analizza lo scenario politico italiano. In «Bomba a orologeria – L’autunno rovente della politica italiana», affronta vari punti. Tra gli altri, l’esito delle urne che ha portato alla composizione del nuovo esecutivo e rappresenta un taglio netto col passato, sebbene persista ancora una cultura sociale di sinistra.
Umore generalizzato che farà da pungolo continuo al Governo Meloni. Il presidenzialismo, meno tasse e meno debito pubblico con un Governo che non dovrà mostrarsi timido rispetto a quello che Capezzone chiama un vero shock liberale. E, in Italia, la Meloni dovrà aspettarsi di tutto, finanche la possibilità di «attacchi giudiziari».
Partiamo dal titolo…. «Bomba a orologeria – L’autunno rovente della politica italiana». Cosa sta per esplodere?
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«Più che un titolo a effetto, si tratta purtroppo di una previsione politica ed economica azzeccata, e non me ne compiaccio affatto. Da mesi, vado ripetendo che l’Italia rischia (con il caro bollette) la chiusura in massa di migliaia e migliaia di aziende, una vera e propria desertificazione del nostro sistema produttivo. Per mesi, la politica e il vecchio Governo hanno ridimensionato e attenuato, limitandosi ad “aspettare Godot”, cioè un intervento dell’UE che finora non c’è stato. Occorreva e occorre far da sé, mettendo in campo risorse adeguate come ombrello per proteggere le nostre aziende. Da mesi, individuo anche dove trovare queste risorse. Spero che il nuovo Governo si muova efficacemente». Per Capezzone il Governo non deve avere remore e sapere già che la Meloni sarà attaccata e deve mettere già in conto i vari colpi che potrebbero essere finanche giudiziari.
Cosa intende per shock liberale?
«Meno tasse, meno sprechi, meno debito. Nel mio libro dedico un capitolo alle proposte liberali sul terreno economico che vorrei fossero messe in campo. Vedo invece, da troppe parti, un’eccessiva fiducia in risposte stataliste, dirigiste, in piani pubblici nazionali o europei (lo stesso PNRR). Ma una ripresa economica vibrante si costruisce tagliando le tasse e la regolamentazione, creando un ambiente entrepreneur-friendly che aiuti il settore privato a tornare a investire e a crescere».
All’interno del testo cita (tra gli altri) Margaret Thatcher e Ronald Reagan. Sono esemplari? (Se sì), in quali aspetti?
«Si tratta di leader che furono guardati con sospetto, non di rado demonizzati dai loro avversari, sottovalutati e criticati dai media, mentre erano al potere. Ma hanno avuto ragione loro: hanno tagliato le tasse, hanno garantito ai loro Paesi una lunga stagione di crescita, hanno incarnato un conservatorismo centrato sull’idea di libertà. Ancora sull’estensione del benessere e della proprietà, sul premio al merito e all’intrapresa. Non a caso la loro lezione, quarant’anni dopo, resta di grandissima ispirazione».
Intanto Lei dice anche che «sale la nuova rabbia». Perché «nuova»?
«Nel libro parlo di una prima fetta di popolo stanca, disinteressata e passiva e di una seconda fetta di popolo spinta da una rabbia che va crescendo. È un mix che crea inquietudine. Molto dipenderà dall’azione del prossimo Governo, che speriamo davvero sia efficace e capace di restituire fiducia a tanti cittadini. Su un piano più generale, per contrastare la rassegnazione e la rabbia, credo l’Italia debba ricorrere ad uno sbocco costruttivo. In tal senso la riforma presidenzialista può essere un ottimo traguardo che è anche un punto di partenza. Solo una politica più capace di assumersi le sue responsabilità può evitare che cresca un “grillismo 2.0”». E non deve aver timore di agire in netto contrasto col passato, anche se per Capezzone certamente la Meloni sarà attaccata e dovrà spendere energie anche per mettere in atto strategie di contrattacco.
Scrive anche che Giorgia Meloni «deve aspettarsi di tutto… Nulla le sarà risparmiato». Questo Governo durerà 5 anni? Come potrà difendersi dai vari attacchi? Lei non esclude persino quelli giudiziari….
«Beh, già l’atteggiamento dei media maggiori parla chiaro: così ossequiosi e comprensivi nei confronti del Governo precedente e improvvisamente così barricadieri contro il nuovo esecutivo. Inutile girarci intorno: non basta avere una maggioranza elettorale. In Italia è ancora forte il peso di un’egemonia culturale (direi, ideologica) di sinistra. Ora la destra, anziché lamentarsene, ha il dovere di aprire una pagina nuova, rompendo quello schema e smettendo di sentirsi figlia di un Dio minore».
La Meloni sarà attaccata e dovrà agire subito con una linea politica precisa, dunque. Quali speranze?
«Ce ne sono. L’Italia è un grande Paese: la seconda manifattura d’Europa, un membro rispettato della Nato e del G8. Abbiamo un alto livello di proprietà immobiliare, 7-8 milioni di splendide piccole e piccolissime imprese, una propensione all’intrapresa e al risparmio che rappresentano un grande patrimonio. Servono politiche (anti tasse e anti regolamentazione eccessiva) che liberino questo potenziale».