La letteratura virale: fiction e saggistica da leggere sul coronavirus e dintorni

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La letteratura virale: fiction e saggistica da leggere sul coronavirus e dintorni. Cosa avete fatto nei duri mesi di lockdown? Chiusi in casa con la famiglia, o da soli, quale è stata la vostra occupazione preferita? Avete fatto pasta e pane, che è sembrato il nuovo passatempo nazionale, a guardare le pubblicità? Vi siete collegati via video a quel vostro cugino di quarto grado che non sentivate dalla prima comunione di entrambi?

O avete letto? Ecco, perché la lettura, in un Paese tra i meno alfabetizzati del mondo sviluppato, e con la stratosferica percentuale del 47% di analfabeti funzionali (sarebbe meglio dire disfunzionali), pare essere tornata di moda. E, come era facilmente intuibile, la herd mentality, la mentalità del gregge, l’ha fatta da padrona. L’Italia intera è costretta a casa, e cosa ordina online sui siti deputati a far sfogliare, consigliare e consegnare libri? Fiction e saggistica catastrofista. Di più, fiction e saggistica sui virus.

Come farsi male da soli, insomma.

Oppure, per vederla più ottimisticamente, come capire, nelle parole degli scrittori e degli esperti, costa stava succedendo.

Allora, per chi si fosse perso le classifiche, per chi si fosse perso queste letture, ecco un recap di cosa è andato per la maggiore durante il lockdown. Nella speranza che legga qualcosa anche quel 47%, per provare a non farne più parte, e non essere più una percentuale. Ah, se vi interessano le percentuali, il 40,6% della popolazione italiana legge almeno un libro all’anno, dato stabile nell’ultimo triennio. La quota più alta di lettori continua a essere quella dei giovani tra i 15 e i 17 anni. Solo il 14,3% si annovera tra i “lettori forti” (con almeno 12 libri letti nell’ultimo anno). Il 78,4% dei lettori legge solo libri cartacei, il 7,9% solo e-book o libri on line. I dati sono del dicembre 2019, e sono dell’ISTAT.

La letteratura virale: fiction e saggistica da leggere sul coronavirus e dintorni

La parte del leone l’ha indubbiamente fatta “Spillover. L’evoluzione delle pandemie” di David Quammen. Come dice la recensione di Le Scienze, “Non vengono da un altro pianeta e non nascono dal nulla. I responsabili della prossima pandemia sono già tra noi, sono virus che oggi colpiscono gli animali ma che potrebbero da un momento all’altro fare un salto di specie – uno spillover in gergo tecnico – e colpire anche gli esseri umani … Il libro è unico nel suo genere: un po’ saggio sulla storia della medicina e un po’ reportage, è stato scritto in sei anni di lavoro durante i quali Quammen ha seguito gli scienziati al lavoro nelle foreste congolesi, nelle fattorie australiane e nei mercati delle affollate città cinesi.” E, come ha dichiarato l’autore «Siamo stati noi a generare l’epidemia di coronavirus.

Potrebbe essere iniziata da un pipistrello in una grotta, ma è stata l’attività umana a scatenarla.»

E’ stato molto letto anche il libro del Prof. Burioni, il virologo (e nemico giurato, giustamente, dei novax) più famoso d’Italia, ossia “Virus, la grande sfida. Dal coronavirus alla peste: come la scienza può salvare l’umanità”. Sulla falsariga di questo, essendo scritto da un’altra scienziata, Ilaria Capua, una delle menti italiane andate a lavorare all’estero, ha avuto un grande successo anche “Salute circolare. Una rivoluzione necessaria”. Ed è uscito da un paio di giorni un altro libro della scienziata, che (duole dirlo) ovviamente vuole capitalizzare il successo del primo e le paure mai sopite del virus.

Si intitola “Il dopo. Il virus che ci ha costretto a cambiare mappa mentale”.

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Proprio un evidente esempio di herd mentality, la mentalità del gregge, è stata la riscoperta di un grande classico di Albert Camus, “La Peste”. Libro splendido di per sé, ha ovviamente conosciuto una nuova giovinezza grazie al titolo. Una mera operazione di marketing è stato invece l’inedito di Dean Koontz “Abisso”, libro scritto nel 1981, ma da noi inedito fino allo scoppio dell’epidemia, e improvvisamente spuntato fuori come i funghi dopo la pioggia. Ovviamente solo perché tratta di misteriose sperimentazioni di altrettanto misteriosi virus.

Il 5 maggio è uscito, infine, “Pandemia” (che fantasia!), del premio Pulitzer Lawrence Wright, un thriller che più attuale non si può.

Concludiamo questa carrellata con altra saggistica, ma non nostrana. Il libro imperdibile, anche perché davvero ben scritto, è quello di Laura Spinney “1918. L’influenza spagnola. La pandemia che cambiò il mondo”. Da una buona recensione, citiamo. “Laura Spinney ricostruisce la storia della pandemia seguendone le tracce in tutto il globo, dall’India al Brasile, dalla Persia alla Spagna, dal Sudafrica all’Ucraina. Inquadrandola da un punto di vista scientifico, storico, economico e culturale, l’autrice le restituisce il posto che le spetta nella storia del Novecento. Un posto quale fattore in grado di dare forma al mondo moderno, influenzando la politica globale e il nostro modo di concepire la medicina, la religione, l’arte.”

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