Il reddito medio di questi lavoratori è di 23.246 euro e non si tratta dei dipendenti della Pubblica Amministrazione

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In un Mondo in cui i soldi non bastano mai e i prezzi aumentano ogni giorno, anche la scelta del datore di lavoro potrebbe rivelarsi strategica.

Ma chi guadagna di più in questo 2022? Prima di dare la risposta sarebbe utile capire cosa determina la busta paga. In linea di principio, la paga dovrebbe essere proporzionale al valore aggiunto creato. Tuttavia, spesso pesano anche altri fattori come l’effetto leva e l’effetto sostituzione che un lavoratore è in grado di generare. Sia pure con i dovuti distinguo, le paghe nel mondo del lavoro funzionano così.

Salario minimo e valore aggiunto: 2 concetti distinti e separati

Questo aiuta a comprendere perché la retribuzione può essere divergente anche tra colleghi che svolgono mansioni più o meno analoghe. Cioè si possono avvicinare e al contempo mantenere elementi di premialità dovuti a fattori specifici.

Né vale il principio per cui le paghe vanno aumentate per Legge (il salario minimo, per esempio). È come dire a una classe di 20 alunni che i voti degli studenti meno o poco preparati non partiranno da meno del 6 o 7. A quel punto i voti di chi prima prendeva 8 o 9 dovranno passare per forza a 12 o 13 o 15. Elementare.

Altrimenti si perde parte dello stimolo a studiare. In una società fatta di interazioni a 360°, non vale più di tanto il principio per cui si studia solo per apprendere.

Tornando al salario minimo, sarebbe come imporre per Legge che la paga minima debba partire per esempio da 1.700 euro. A quel punto sarebbe giusto che un mastro o un caporeparto o un dirigente pretendano una paga di 4 o 5 o 6mila euro.

Ma al contempo lotta al lavoro nero

Il legislatore, quindi, farebbe meglio a formare e/o incentivare il lavoratore “generico” a diventare un professionista. All’aumentare delle competenze, di norma salgono anche le retribuzioni. Inoltre andrebbe creata una legislazione permanente e di favore a sostegno della libera iniziativa dei giovani (zero tasse, per esempio).

Parimenti andrebbe portata avanti la lotta serrata al lavoro nero e allo sfruttamento del personale. In un Paese civile non si possono giustificare i datori di lavoro che assicurano il personale per 3-4 ore e sfruttarlo per 10-12 ore, oltre a pagarlo una miseria.

Andrebbe potenziato l’organico dell’Ispettorato del Lavoro invece di assumere Navigator, considerato che manca il lavoro a monte. Per la serie: meglio fare almeno una cosa buona (i controlli dei lavori attuali) invece di farne due ed entrambe male.

Il reddito medio di questi lavoratori è di 23.246 euro e non si tratta dei dipendenti della Pubblica Amministrazione

Sul portale MEF (Ministero dell’Economia e Finanze) è apparso il Comunicato n. 98 sulle analisi e le statistiche delle dichiarazioni fiscali 2021. Cioè il Dipartimento delle Finanze ha diffuso le statistiche sugli ISA, sulle dichiarazioni delle persone fisiche titolari di partita IVA e in base al reddito prevalente trasmesse dai contribuenti nel 2021. Ovviamente sono relative al periodo d’imposta 2020, l’anno nero del Covid.

Vediamo cosa dicono le statistiche IRPEF in base al reddito prevalente.

Le statistiche

L’85% dei contribuenti IRPEF (su un totale di 41,2 milioni) detiene principalmente un reddito da lavoro dipendente o pensione. Scende al 6,3% del totale la quota di chi ha un reddito prevalente derivante dall’esercizio di un’attività d’impresa o lavoro autonomo. In essa rientrano anche gli autonomi in regime forfettario e di vantaggio.

Ora, il reddito medio da lavoro dipendente presenta dati statistici molto variabili se ricondotti alla natura del datore di lavoro. Dal Comunicato si legge che il primato dei redditi spetta ai dipendenti delle società di capitali. In questi casi, infatti, il reddito medio di questi lavoratori è di 23.246 euro. A seguire troviamo i redditi medi dei dipendenti della P.A., pari a 22.292 euro.

Seguono a distanza quelli dei lavoratori dipendenti di società di persone, fermi a 13.468 euro. Infine, troviamo i lavoratori subordinati il cui datore di lavoro è una persona fisica. In questo caso il reddito medio si attesta a 9.584 euro.

Approfondimento

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