È lui il professionista più ricercato e pagato dalle aziende

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Il mercato del lavoro è come il denaro, non dorme mai. In ogni luogo, in ogni ora, in ogni salsa, c’è sempre qualcuno che domanda e qualcuno che offre lavoro. Semplicemente sempre.

Questo non vuol dire affatto che non esiste disoccupazione: sono due concetti distinti e distanti. Di lavoro ce n’è tanto, come pure di gente a spasso. Allora, dov’è il cuore del problema?

La faccenda è semplice ma alquanto intricata. Vediamo anzitutto di capire perché è lui il professionista più ricercato e pagato dalle aziende.

Gli annunci di lavoro delle aziende

Abbiamo passato in rapida rassegna alcune decine di annunci di ricerca del personale. Riguardano operai generici e specializzati, venditori e professionisti, laureati e non. Abbiamo comunque notato che tra i requisiti richiesti alcuni di essi risultano ricorrenti:

a) disponibilità a lavorare su turni e/o alle trasferte fuori sede/zona;

b) capacità di inserimento in un team dinamico e orientato ai risultati;

c) empatia, spirito di collaborazione, problem solving, capacità di reggere lo stress, capacità di lavorare per obiettivi in tempi prestabili. Ed altri affini che in definitiva ci portano a dire che è lui il professionista più ricercato e pagato dalle aziende.

Meglio “tanta carta” o tanta esperienza?

Per chi esce dal mondo degli studi, spesso c’è un piccolo “dettaglio” che sfugge ai più e attorno al quale si gioca la partita. E cioè le aziende preferiscono candidati con molta carta (ossia titoli e certificazioni) o tanta esperienza?

Non esiste risposta univoca. Però è probabile che tra due candidati di pari età, uno con più titoli e l’altro con più esperienze, l’occhio dell’azienda ricada su quest’ultimo. Specie se si tratta di un’azienda che non cerca personale che faccia ricerca pura.

E i 110 e lode corredati da master e certificazioni in Italia e all’estero? Contano, e anche tanto. Ma per indole, per loro intrinseca vocazione, spesso le aziende amano chi ama sporcarsi le mani. Tipo chi nel corso degli studi ha fatto anche più esperienze lavorative per pagarsi gli studi o le uscite con gli amici. Cioè ha dimostrato nel tempo di avere una certa tempra operativa e non solo ad apprendere.

Il candidato ideale dell’azienda è colui che, una volta  formato e inquadrato nelle primissime settimane, poi è in grado di generare e sviluppare valore in autonomia. In pratica è questo il profilo professionale più ricercato e pagato dalle aziende.

Il riferimento è al candidato che prende 100 dall’azienda, ma in cambio le apporta 200. Se così non fosse, infatti, quale interesse avrebbe un imprenditore a investire tempo, soldi e pazienza in un candidato anonimo? Per non parlare poi di ciò che comporta per l’azienda la condivisione con il neoassunto del know-how e dei segreti aziendali, dei veri e propri asset strategici.

Sussidi pubblici e salario di riserva

Di contro i candidati verso i profili meno qualificati spesso lamentano il fatto che la paga loro offerta è poco o niente allettante. Oltretutto dal 2019 alcune misure anti-povertà (il reddito di cittadinanza, per intenderci) hanno alzato la soglia del c.d. salario di riserva. Sarebbe il salario più basso al quale un dipendente si direbbe disposto ad accettare un certo lavoro.

Non è un mistero che alcuni ritrovano la quadra dei propri conti cumulando il sussidio pubblico con lavori part-time, anche in nero. Se così non fosse, infatti, non si spiegherebbero le centinaia di casi di percezione indebita del sussidio e puntualmente scoperti dalle Forze dell’Ordine. Fenomeno presente tanto al sud come al nord del nostro Paese.

Infine c’è un altro elemento che spesso sfugge. La retribuzione, di un primario come di un cameriere, dipende in gran parte dal livello di concorrenza subita e dal valore aggiunto che uno apporta con il proprio lavoro. Se la prima è alta e il secondo è basso, la paga non sarà elevata, anzi.

Nulla da eccepire: è lui il professionista più ricercato e pagato dalle aziende

La ricerca del posto di lavoro è dunque tutt’altro che qualcosa di statico o di stantio. Trovare un lavoro implica anche riuscire ad entrare in osmosi con un’azienda. Ossia darle tanto e con convinzione, felici di farlo e orgogliosi di prendere parte al suo progetto. L’imprenditore scaltro se ne accorgerà e premierà il merito.

Il candidato ideale è colui che, con il suo lavoro fisico e/o intellettuale, accresce il valore dell’azienda. La rinforza in un dato aspetto della produzione e ne costituisce un punto di forza. Dunque è lui il professionista più ricercato e pagato dalle aziende.

Facciamo una similitudine. Se un team sportivo vuole salire di categoria, assolderà atleti in grado di aiutarlo nell’impresa. Quindi gli sportivi che cercherà sul mercato saranno quelli in grado di fare la differenza rispetto allo status quo. E arriverà anche a “strapparli” ai team rivali offrendo contratti e prospettive di crescita più interessanti. Sa bene, infatti, che l’investimento avrà poi un ritorno. Appunto, si parla di investimento e non di spesa!

Idem per l’universo azienda: la ricerca è verso la “risorsa” o “capitale” umano, non già verso chi cerca passivamente una collocazione sociale e lavorativa. Dunque la sfida alla disoccupazione passa anche (o soprattutto?) da una sana disamina interiore. Nella misura e nella qualità di quel “nostro dare all’azienda” passa un destino, un futuro professionale e una sfida personale continua.

Una sfida avvincente, molto ma molto personale, che ognuno può vincere e tranquillamente fare propria. Non c’è che dire: è lui il professionista più ricercato e pagato dalle aziende, in qualunque settore economico esse operino ed agiscano. Infine, nell’articolo di cui qui il link illustriamo tre lavori senza laurea pagati anche fino a 5 mila euro al mese.

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