I permessi della Legge 104 e l’indennità INPS spettano anche al lavoratore part-time verticale

legge 104

La legge e il contratto di lavoro determinano una serie di diritti e obblighi in capo al datore e al dipendente. Tra gli esempi più importanti di obblighi posti a carico dell’imprenditore dalla legge, c’è quello di garantire la salute fisica e mentale dei propri dipendenti. Per quanto riguarda la salute fisica, il datore deve dotare il luogo di lavoro di tutti i mezzi per assicurare l’incolumità fisica dei propri dipendenti. In particolare, deve evitare che i dipendenti sviluppino malattie professionali oppure che subiscano infortuni sul lavoro. Secondo la Cassazione, i dipendenti godono di un regime probatorio semplificato. Detto altrimenti, per i lavoratori è piuttosto semplice dare la prova di aver sviluppato una malattia professionale o subito un infortunio sul lavoro. Questo perché la Cassazione ammette che i dipendenti possano dare questa prova attraverso presunzioni semplici.

Il datore è anche obbligato a garantire la salute mentale dei propri dipendenti. Si pensi al fenomeno del mobbing. Il datore non ha solo l’obbligo di astenersi dal compiere atti persecutori nei confronti del proprio lavoratore, ma deve vigilare che anche i colleghi facciano lo stesso. La legge, cioè, obbliga il datore ad assicurare un ambiente di lavoro non eccessivamente stressante per i dipendenti. Altrimenti l’imprenditore rischia la condanna penale e il risarcimento di tipo civile.

I diritti del dipendente

Un altro esempio di doveri che la legge pone a carico del datore è rappresentato dalle disposizioni della Legge 104. Proprio a questo proposito in una recente sentenza, numero 4069, la Cassazione ha chiarito che i permessi della Legge 104 e, la relativa indennità che deve rendere l’INPS, spettano anche ai dipendenti part time. L’articolo 33 comma 3 della Legge 104 prevede il diritto del dipendente, sia pubblico che privato, che assiste persona con handicap grave, di assentarsi dal lavoro. L’assistito deve avere compiuto i 65 anni oppure essere affetto da patologie invalidanti. In questi casi, la Legge prevede 3 giorni di permessi retribuiti ogni mese per assistere la persona in stato di necessità.

Secondo la Cassazione questo diritto di assistenza attua il fondamentale diritto alla salute dell’articolo 32 della Costituzione. Proprio per questo va riconosciuto e assicurato anche ai lavoratori con contratto part time verticale, oltre che a quelli a tempo pieno. Il caso esaminato dai giudici riguardava il caso di una donna che lavorava presso Poste Italiane e che chiedeva di usufruire dei 3 giorni di permesso al mese per assistere un parente bisognoso.

I permessi della Legge 104 e i chiarimenti della Cassazione

Poste Italiane, infatti, aveva accordato alla donna solamente 2 giorni di permesso, invece di 3, proprio perché aveva un contratto di lavoro part-time. La Cassazione, però, ha rifiutato questa rideterminazione unilaterale del numero di giorni concessi. Infatti, come detto, ritiene i permessi retribuiti della Legge 104 attuazione del diritto inviolabile alla salute, sancito dalla Costituzione. Proprio questa copertura costituzionale del diritto in questione, impone che il datore riconosca al dipendente questi permessi in misura del tutto piena, anche se assunto con contratto part-time.

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