Guai a dimenticare che ad aprile si paga al Comune l’acconto della tassa fino a 500 euro e non si tratta dell’IMU

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Elencare le voci di spesa legate al possesso di una casa non è affatto un esercizio di semplice portata.

Vi sono i costi fissi come il mutuo o l’affitto (ma abbiamo visto come tagliare tale voce di costo) e le spese condominiali. Poi vi è la caterva delle spese variabili e/o semi-variabili. Pensiamo ai lavori condominiali, alle utenze domestiche, alle tasse riguardanti la casa e che di norma si pagano spalmate nel corso dell’anno.

In quest’ultimo caso, il loro importo può variare secondo le disposizioni del legislatore nazionale o dell’amministratore locale, come per la TARI. Si tratta della tassa sui rifiuti dovuta per la loro raccolta e il relativo smaltimento. Ora, in attesa dell’IMU a giugno guai a dimenticare che ad aprile si paga al Comune la prima rata.

Su chi ricade il pagamento della TARI?

Il presupposto per la TARI è “il possesso o la detenzione a qualsiasi titolo di locali o di aree scoperte, a qualsiasi uso adibiti, suscettibili di produrre rifiuti urbani”. Restano fuori dalla TARI “le aree scoperte pertinenziali o accessorie a locali tassabili, non operative, e le aree comuni condominiali”. Quest’ultime però non devono essere detenute e occupate in via esclusiva.

Pertanto s’intuisce in automatico chi è tenuto all’assolvimento della tassa comunale. Nel caso di un immobile in affitto per almeno 6 mesi, l’adempimento resta a carico del locatario.

Quando scade questa tassa sulla casa e come si procede per il suo calcolo?

La scadenza per il versamento della TARI varia da un Comune a un altro. Termini e modalità di calcolo e di versamento della tassa, infatti, sono stabiliti dal Comune con apposito Regolamento. Solo i principi di fondo della tassa vengono fissati a livello centrale.

Spesso le Amministrazioni comunali affiggono dei manifesti di sintesi con tutte le specifiche. Ad esempio è prevista la possibilità di versare l’intero importo dovuto in un’unica soluzione. In altri casi è concessa la possibilità di rateizzarla con le scadenze stabilite dal gestore dalla raccolta rifiuti. Tuttavia, nella maggioranza dei casi la TARI si paga in 3 tranche aventi le seguenti scadenze:

  • entro la fine aprile il 1° acconto;
  • entro il mese luglio il 2° acconto;
  • il saldo entro la fine dell’anno.

Quanto alle modalità di versamento, di norma sono previsti pagamenti tramite modello F24, tramite MAV, mediante i bollettini postali. Nulla vieta che però che il gestore integri e/o disponga diversamente al riguardo.

Guai a dimenticare che ad aprile si paga al Comune l’acconto della tassa fino a 500 euro e non si tratta dell’IMU

Vediamo adesso quanto peserà in media questa tassa sulle tasche degli italiani. Prendiamo a riferimento i dati dell’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva e relativi all’anno 2021. L’indagine considera tutti i capoluoghi di Provincia e prende a riferimento una famiglia di 3 persone e una casa di proprietà di 100 mq.

A stare all’indagine, l’importo medio pagato è stato di 312 euro, vale a dire +1,5% sul costo medio del 2020. A livello regionale, eccettuo il Trentino di cui non sono disponibili i dati, la spesa si è attestata a (in parentesi la variazione sul 2020):

  • Campania, 416 euro (–0,6%);
  • Liguria, 407 euro (+10,3%);
  • Sicilia, 386 euro (–0,7%);
  • Puglia, 381 euro (+3,0%);
  • Umbria, 371 euro (+0,3%);
  • Toscana, 339 euro (+4,1%);
  • Lazio, 331 euro (+0,0%);
  • Abruzzo, 329 euro (+3,9%);
  • Calabria, 324 euro (+5,9%);
  • Sardegna, 323 euro (–5,0%);
  • Piemonte, 289 euro (+1,9%);
  • Emilia-Romagna, 274 euro (–0,7%);
  • Valle d’Aosta, 272 euro (–0,9%);
  • Lombardia, 246 euro (+2,0%);
  • Marche, 243 euro (+1,7%);
  • Molise, 242 euro (+6,1%);
  • Basilicata, 239 euro (+8,1%);
  • Friuli Venezia Giulia, 238 euro (+2,7%) (anche la ricarica della carta acquisti INPS è maggiore in questa Regione);
  • Veneto, 232 euro (–3,8%).

Quanto ai singoli capoluoghi di Provincia, il podio 2021 spetta a Catania (504 euro), mentre all’altro opposto troviamo Potenza (131 euro). Poi seguono Genova (480 euro), Benevento (464 euro), Salerno (462 euro), Napoli (455 euro), Reggio Calabria e Pisa a 443 euro, Agrigento (428 euro), Messina ed Andria (422 euro).

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