Esistono 3 tipi di Inflazione e perché la Banca Centrale Europea sta sbagliando politica

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L’inflazione è un fenomeno economico complesso e cruciale che influisce sull’economia di un paese e sulla qualità della vita dei cittadini. La Banca Centrale di ogni nazione svolge un ruolo fondamentale nel monitorare e gestire l’inflazione attraverso la politica monetaria. Tuttavia, spesso si verificano errori nella definizione delle cause del fenomeno e nell’affrontarlo, portando a conseguenze dannose per l’economia. In questo articolo, esamineremo che esistono 3 tipi di inflazione e le ragioni per cui la BCE potrebbe sbagliare nella sua politica.

Inflazione da domanda

L’inflazione da domanda si verifica quando la domanda di beni e servizi supera l’offerta disponibile. Questo può accadere in periodi di forte crescita economica o a causa di politiche fiscali espansive che aumentano la spesa dei consumatori. Si tratta di un fenomeno essenzialmente monetario, collegato ad una eccessiva disponibilità di massa monetaria dal lato dell’offerta. Disponibilità che, traducendosi in una domanda aggregata di beni e servizi eccessiva rispetto all’offerta, conduce a squilibri che si traducono in una lievitazione generalizzata dei prezzi. Ovvia risposta a tale tipo di inflazione è una politica monetaria restrittiva da parte delle Banche Centrali, basata su incremento dei tassi di riferimento e su vendite di titoli di Stato, operazioni che consentono di ridurre la massa monetaria circolante e, quindi, con conseguente ridimensionamento della domanda aggregata di mercato. A nostro modo di vedere, se tale componente inflazionaria da domanda fa parte del ciclo economico, che ha caratterizzato gli USA, lo stesso non piò dirsi per l’Europa in ugual misura.

Confronto tra Usa e Germania e livelli dei prezzi

Risulta di immediata evidenza una netta differenza, ad esempio, tra la situazione tedesca, a nostro avviso emblematica della situazione europea, e quella statunitense. La Fed e la BCE hanno intrapreso politiche monetarie restrittive, ma a fronte di situazioni economiche dalle caratteristiche diverse. Mentre negli Usa il Pil è positivo con un tasso di inflazione attorno al 3%, la Germania è tuttora caratterizzata da un Pil negativo, ma con un tasso d’inflazione doppio di quello statunitense. Possiamo quindi affermare che la politica restrittiva della BCE ha conseguito effetti recessivi in Germania, ma tale effetto si è solo parzialmente dispiegato sui prezzi, che sicuramente restano ancora lontani dal target del 2%. Peraltro l’inflazione nell’area euro si posiziona attorno al 5,3%, di poco inferiore a quella tedesca. Se si trattasse di inflazione monetaria ci saremmo aspettati un calo decisamente più incisivo. Evidentemente, la componente monetaria non è l’unica causa del fenomeno inflattivo europeo.

Ma esiste un’altra riprova delle nostre tesi. I livelli dei prezzi di molti prodotti e servizi sono tuttora di gran lunga superiori al tasso di inflazione media. Basti considerare, ad esempio in Italia, i principali generi alimentari, in particolare frutta e verdura,  e ancor di più l’incremento dei prezzi dei voli aerei. Evidenti segnali che la politica monetaria restrittiva poco o nulla ha potuto fare nei confronti del fenomeno inflattivo, legato a determinati comparti. Ma infatti, come dicevamo, altre possono essere le cause dell’inflazione.

Inflazione da costi

L’inflazione da costi è il risultato di un aumento dei costi di produzione per le aziende, fenomeno di natura non monetaria e rispetto al quale la politica monetaria risulta una variabile sostanzialmente indipendente. Questi costi possono derivare da un aumento dei salari, dell’energia o delle materie prime. Quando le aziende si trovano costrette ad affrontare costi più elevati, ad esempio collegati ad eventi bellici, tendono a trasferire tali aumenti di prezzo ai consumatori, portando ad un aumento generale dei prezzi. Altro esempio in tal senso quello dei costi legati agli eventi climatici, che spingono al rialzo i prezzi a fronte di una limitata disponibilità dal lato dell’offerta. Dobbiamo poi considerare fenomeni speculativi, che si innescano al fine di sfruttare il generale fenomeno inflattivo per realizzare profitti non legati al rialzo dei prezzi. La banca centrale può contribuire all’inflazione da costi molto parzialmente in caso di inflazione da costi. Soprattutto generando modifiche del ciclo economico in senso recessivo. In tal caso tendenze all’aumento dei costi sarebbero ostacolate dal venir meno di una parte della domanda aggregata, ma il risultato sull’inflazione di tali manovre restrittive è spesso parziale contro tale tipo di inflazione, e lo verifichiamo, infatti, proprio anche dal livello dei prezzi attuali di certi prodotti o servizi.

Quella strutturale

Esistono 3 tipi di Inflazione, ora analizzeremo la strutturale. L’inflazione strutturale è una forma di inflazione a lungo termine causata da squilibri nell’economia. Questi squilibri possono derivare da fattori come la crescita della popolazione, l’efficienza produttiva, l’accesso alle risorse o le politiche governative. Talora si verificano strozzature delle catene distributive, che influenzano il livello dei prezzi. L’inflazione strutturale può essere difficile da affrontare, poiché richiede soluzioni a lungo termine e interventi strategici. E sicuramente la BCE ha scarso o nullo potere di impatto su tali elementi. Ed infatti un errore comune della Banca Centrale è ignorare gli aspetti strutturali dell’economia e concentrarsi esclusivamente sull’inflazione di breve periodo. Questo può portare a politiche monetarie inadeguate, che non affrontano le cause profonde dell’inflazione strutturale.

Esistono 3 tipi di inflazione e perché la Banca Centrale Europea sta sbagliando politica: conclusioni

L’inflazione rappresenta un fenomeno articolato e complesso. Diversi elementi paiono confermare la tesi che quella europea rappresenti solo in parte una inflazione monetaria. E, soprattutto per tale motivo, una terapia basata solo sulla componente monetaria si rivela non solo inefficace o parzialmente efficace, ma anche deleteria per gli effetti recessivi sul sistema economico. Ne è segno evidente la recessione tedesca, unita ad un tasso d’inflazione ancora troppo elevato. Difficile quindi poter pensare che le decisioni della BCE siano compatibili con l’attuale quadro macroeconomico dell’eurozona e che i futuri scenari non passino invece, in gran parte, da eventi esogeni, come il conflitto tra Russia ed Ucraina o eventi climatici.

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