Ecco quando spetta l’assegno divorzile e in che misura

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Una delle questioni più spinose che seguono un divorzio è la determinazione e la quantificazione dell’assegno divorzile. Si tratta di una somma che un coniuge corrisponde all’altro periodicamente. Dell’assegno divorzile parla l’articolo 5 della Legge sul divorzio. Questa norma prevede che il Tribunale, con la sentenza che fa cessare gli effetti del matrimonio, può disporre l’attribuzione dell’assegno divorzile.

Secondo la Legge, il Tribunale quantifica l’assegno tenendo conto della condizione dei coniugi e delle ragioni della decisione di divorzio. Non solo, il giudice valuta anche il contributo personale ed economico dato da ciascun coniuge alla famiglia. Prende in considerazione anche i redditi di entrambi e la durata del matrimonio. Questo quando uno dei coniugi non abbia adeguati mezzi di sostentamento, oppure non possa procurarseli per ragioni oggettive. La Legge prevede anche che i coniugi possano accordarsi per attribuire l’assegno di mantenimento in unica soluzione, invece che periodicamente.

La funzione dell’assegno divorzile

I coniugi devono presentare al giudice una dichiarazione personale riguardante i propri redditi e qualsiasi altro documento necessario sullo stato patrimoniale. Se ci sono contestazioni su redditi, il Tribunale può disporre, anche tramite la Polizia tributaria, indagini sui redditi. Ad ogni modo, la giurisprudenza si è evoluta molto negli ultimi anni. Nel senso che ha modificato la funzione dell’assegno divorzile e anche i criteri per determinarlo. Dunque, ecco quando spetta l’assegno divorzile e quali sono i criteri che utilizza il giudice per determinarlo.

Secondo una interpretazione che oggi non vale più, l’assegno divorzile serviva a permettere al coniuge economicamente debole di conservare il tenore di vita avuto nel matrimonio. Oggi, invece, si ritiene che questa funzione sia cambiata. Oggi, secondo la Cassazione, prevale un criterio diverso, cioè quello retributivo. Secondo i giudici, quello che determina davvero se l’assegno spetta o meno al coniuge economicamente debole è il suo contributo alla famiglia. Se il coniuge economicamente forte ha potuto lavorare e fare carriera grazie all’aiuto dell’altro, che è rimasto a casa a curare la famiglia, allora l’assegno va corrisposto. Un altro criterio importante riguarda la durata del matrimonio. Più è stato lungo, più questo contributo è rilevante, e dunque l’assegno consistente.

Ecco quando spetta l’assegno divorzile e in che misura

Abbiamo un ottimo esempio di applicazione di questi criteri con la sentenza 18702 del 2016 della Cassazione. Qui i giudici hanno rideterminato la somma spettante al coniuge economicamente debole a titolo di assegno divorzile. Questo perché, secondo la Cassazione, i giudici dei gradi precedenti non avevano considerato elementi importanti per la determinazione dell’assegno stesso. Come la durata del matrimonio e il contributo fornito, in questo caso, dalla moglie alla carriera del marito.

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