Come funziona l’imposta di bollo sui ricchi buoni fruttiferi postali acquistati prima del 2009? 

imposta

La data del 31 dicembre segna la deadline per il calcolo dell’imposta di bollo sugli strumenti di risparmio depositati. Nel calderone troviamo appunto anche i buoni fruttiferi postali (BFP). Tuttavia, il legislatore ha previsto una disciplina differente per i titoli cartacei emessi prima del 2009.

Per i buoni “giovani” (ossia post-2009, cartacei e dematerializzati) l’imposta scatta quando il valore effettivo e complessivo di rimborso supera i 5mila euro. Cioè si sommano tutti i buoni ricadenti sotto la medesima intestazione, al netto dell’imposizione fiscale. Al riguardo, abbiamo già visto un esempio concreto su come procedere al loro calcolo ad ogni 31 dicembre.

Detto ciò, vediamo come funziona l’imposta di bollo sui ricchi buoni fruttiferi postali acquistati prima del 2009. La disciplina, infatti, prevede diversi elementi di distinzione che illustriamo tutti in questa sede.

Gli elementi di base da cui partire per i vecchi BFP

Sui vecchi titoli cartacei (cioè emessi prima del 1̊° gennaio 2009), l’imposta si calcola sul valore nominale del singolo buono. Salta, quindi, la soglia dei 5.000 euro complessivi. Tuttavia, l’imposta si applica solo dal 2012 e non negli anni antecedenti, e per i soli anni di maturazione del buono.

Se ad esempio il BFP è stato sottoscritto nel 2000, l’imposta si pagherà solo dal 2012, non per gli anni precedenti.

Quanto alle aliquote, esse sono pari allo 0,10% per il solo 2012, lo 0,15% per il 2013 e lo 0,20% dal 2014 e gli anni a seguire. Esse si applicano al valore nominale di ogni singolo buono e l’imposta è dovuta nella soglia minima di 2 euro a titolo posseduto.

Vediamo infine quand’è che si applica. L’imposta è dovuta all’atto del rimborso del titolo, e al riguardo abbiamo già visto come si calcola il controvalore di riscatto di un BFP.

È invece differente il tempo della rendicontazione dell’imposta. A partire dal 3 gennaio 2018, anno di entrata in vigore della MIFID2, i depositi vengono rendicontati ogni 3 mesi. Pertanto da tale data l’imposta di bollo segue questa frequenza, in ossequio al principio del ʺpro-rata temporisʺ.

Ecco dunque il primo, grande, elemento di distinzione

Dunque, i BFP cartacei sottoscritti prima del gennaio 2009 non si sommano con altri strumenti eventualmente detenuti. Si pensi al risparmiatore che, ad esempio, avesse sottoscritto altri buoni cartacei e/o dematerializzati emessi dopo gennaio 2009. Oppure potrebbe trattarsi di depositi vincolati, deposito titoli, fondi comuni di investimento.

Infine, il loro valore non va considerato ai fini del calcolo della soglia di esenzione complessiva dei 5mila euro. Parallelamente, non è prevista la soglia di esenzione per quei buoni il cui valore effettivo di rimborso (al netto della ritenuta fiscale) non ecceda i 5mila euro.

Come funziona l’imposta di bollo sui ricchi buoni fruttiferi postali acquistati prima del 2009?

In chiusura facciamo un piccolo esempio. Ipotizziamo che il signor Rossi abbia sottoscritto nel 2000 un buono cartaceo del valore di 5.000 euro. Quanto pagherà come imposta di bollo all’atto del riscatto del titolo? I calcoli da fare saranno i seguenti:

  • 5,00 euro per il solo anno 2012;
  • 7,50 euro per il solo anno 2013;
  • 10,00 euro a partire dal 2014 e per gli anni successivi.

Approfondimento

È il buono fruttifero postale più ricco dell’estate 2021 ma attentissimi a questo particolare.

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