Col Superbonus 110% se va male la cessione del credito paga il contribuente?

Superbonus 110

Avviare lavori di ristrutturazione di casa, sfruttando il Superbonus 110%, godendo dello sconto in fattura e credendo che i lavori siano coperti dal rapporto tra impresa costruttrice e banca sono alla base di questa particolare misura. Un contribuente, sia esso proprietario di una casa singola, o facente parte di un condominio, in questo modo, senza anticipare soldi o anticipandone pochi rispetto ai lavori che erano da fare, riesce a sistemare casa. E il principio cardine che ha fatto funzionare la misura donandogli un elevato appeal. Ma sulla misura gravano diverse problematiche che mettono a rischio la sicurezza dei contribuenti che hanno avviato i lavori sulla propria casa. Sicurezza economica naturalmente. Se qualcosa non consente il buon fine, l’impresa costruttrice chiederà al proprietario di pagare la prosecuzione dei lavori.

Col Superbonus 110% se va male la cessione o lo sconto in fattura rischia il contribuente

Il meccanismo del Superbonus è chiaro. Un contribuente può scegliere se sfruttare l’agevolazione da solo, con le proprie dichiarazioni dei redditi in 10 rate costanti, di pari importo e in 10 dichiarazioni dei redditi consecutive. In alternativa si può cedere il credito all’impresa che effettua i lavori, che a sua volta sconterà questo credito sulle proprie tasse. Altra alternativa ancora è lo sconto in fattura, con l’impresa che applica il corrispettivo del Superbonus direttamente sulla fattura. Questa si riproduce al contribuente interessato dai lavori. Molto dipende dalla capienza fiscale perché un contribuente per fare tutto da solo deve essere sicuro di essere capiente dal punto di vista fiscale per dieci anni di dichiarazioni dei redditi. Ma lo stesso deve fare l’impresa costruttrice, per accettare un lavoro con sconto in fattura o con la cessione del credito.

Le banche stentano ad accettare cessioni da parte delle imprese

Per questo in un rapporto che in origine vede due soli soggetti interessati e cioè impresa costruttrice e contribuente, può essere inserito pure un terzo soggetto, cioè una banca. Ed è proprio su questo che iniziano a manifestarsi le difficoltà, perché dei cambi normativi che dovevano avvantaggiare i contribuenti, hanno finito per ingessare le procedure con cui un’impresa costruttrice cedeva il proprio credito ad una banca. Ultimamente le banche sono piuttosto restie ad accettare pratiche di questo genere. Ed anche ad assecondare richieste da parte dell’impresa che esegue i lavori che offre al contribuente lo sconto in fattura.

I rischi per il contribuente interessato al Superbonus

Anche se la problematica si manifesta tra gli altri due soggetti di questo Superbonus e non con il contribuente, quest’ultimo non è esente da rischi. Infatti bisogna verificare il contratto sottoscritto con l’impresa che effettua i lavori. Perché ci potrebbero essere clausole che prevedono che sia lo stesso contribuente interessato a pagare la prosecuzione dei lavori se qualcosa va storto. Questo con la cessione del credito o con lo sconto in fattura tra impresa costruttrice e istituto di credito.

Questo a prescindere da un altro aspetto che è stato introdotto da una recente modifica normativa che prevede il concorso in violazione da parte di tutti e tre i soggetti interessati all’operazione legata al Superbonus. Una norma introdotta dal Decreto Aiuti bis che mirava a tutelare il contribuente. E nello specifico da eventuali problematiche legate a dolo o colpa da parte degli altri soggetti interessati. Il contribuente potrebbe essere costretto a pagare di tasca propria l’eventuale prosecuzione dei lavori bloccatasi per colpa della banca. Ma c’è dell’altro, perché col Superbonus 110% se va male la cessione alla banca, le problematiche potrebbero essere pure maggiori. Se il contribuente non ha la giusta capienza fiscale, o se è l’impresa a non averla, a rischio finiscono le rate del Superbonus.

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