Altro che quota 100: i giovani di oggi lavoreranno fino ad almeno 71 anni, almeno di non avere questi requisiti

Altro che quota 100: i giovani di oggi lavoreranno fino ad almeno 71 anni, almeno di non avere questi requisiti

Nell’ultimo anno, sono stati inaspriti i requisiti per l’accesso a due fondamentali strumenti di flessibilità in uscita: Quota 103 e Opzione Donna. Per la prima, ora servono almeno 62 anni di età e 41 anni di contributi, ma è stato previsto il ricalcolo completamente contributivo dell’assegno spettante (con penalizzazioni che possono arrivare fino al 30%). Opzione Donna, invece, richiede almeno 61 anni di età e 35 di contributi (per le donne con un figlio, il requisito anagrafico scende a 60 anni, mentre per quelle con più figli a 59 anni). Ma c’è anche un’altra categoria di lavoratori che rischia di essere fortemente penalizzata e di dover attendere il compimento dei 71 anni di età per il congedo definitivo.

Pensione a 71 anni di età: come evitarla?

I contributivi puri sono coloro che hanno iniziato a versare i contributi solo a partire dal 1° gennaio 1996. Questi lavoratori possono accedere alla cd. pensione anticipata contributiva, per la quale servono i seguenti requisiti:

  • 64 anni di età;
  • 20 anni di contributi;
  • pensione non inferiore a 3 volte l’importo dell’Assegno sociale, ossia 1.616,04 euro.

Per le lavoratrici madri, è previsto uno sconto sull’ultimo requisito, che scende a 2,8 volte l’Assegno sociale se hanno un figlio o a 2,6 volte se hanno due o più figli. Beneficiare della pensione anticipata contributiva risulta particolarmente difficile per coloro che non hanno carriere stabili o non percepiscono retribuzioni elevate. I contributivi puri che non riescono a maturare tali presupposti, devono necessariamente aspettare il raggiungimento dell’età pensionabile e accedere alla pensione di vecchiaia.

Dal 2026 o dal 2027, inoltre, il Governo sarebbe intenzionato a innalzare il requisito dell’importo minimo della pensione, per l’accesso al trattamento, a 3,2 volte l’Assegno sociale; di conseguenza, sarebbe necessario rispettare una soglia superiore a 1.700 euro al mese, rendendo più difficile la fruizione dello strumento previdenziale.

In base alla Legge Fornero (attualmente vigente), è necessario raggiungere almeno 67 anni di età e 20 di contribuzione per la pensione di vecchiaia. Anche in tal caso, tuttavia, è fissata un’ulteriore condizione per chi non ha versamenti previdenziali antecedenti il 1996: la maturazione di un assegno pensionistico pari a 1,5 volte l’Assegno sociale (ossia 808,03 euro). Se nemmeno questi presupposti sono confermati, l’uscita dal lavoro può avvenire con:

  • 71 anni di età;
  • 5 anni di contributi;
  • nessun vincolo di importo minimo della pensione.

Pensione di vecchiaia nel 2025: con queste 3 deroghe è possibile accedervi anche con 15 anni di contributi

Per chi non riesce a maturare il requisito dei 20 anni di contributi, invece, è disponibile la cd. pensione di vecchiaia quindicenni, per la quale bastano 15 anni di versamenti previdenziali. Tale facoltà è prevista dalle 3 deroghe Amato. Nel dettaglio:

  • la prima deroga Amato consente la pensione con 15 anni di contributi a chi ha effettuato tutti i versamenti entro il 31 dicembre 1992;
  • la seconda deroga Amato permette la pensione con 15 anni di contributi a chi abbia ricevuto, entro il 31 dicembre 1992, l’autorizzazione al pagamento dei versamenti volontari (a prescrindere dall’effettivo versamento);
  • la terza deroga Amato ammette il pensionamento a 67 anni di coloro che hanno versato il primo contributo almeno 25 anni prima della domanda di pensione e che, per 10 anni, i versamenti accreditati non abbiano raggiunto le 52 settimane.
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