Lasciare i soldi sul conto corrente o investire? Puoi perdere fino al 38% dei risparmi, ma gli esperti spiegano come fare

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Sono sempre di più gli italiani “indecisi” su come valorizzare i risparmi, pur sentendo l’esigenza di proteggersi dai rincari, dall’inflazione e anche dalle incertezze geopolitiche. A chi si chiede se tenere i soldi sul conto sia più o meno vantaggioso rispetto al “rischio” dell’investimento, rispondono gli esperti. I numeri parlano molto chiaro.

Quanto costa, davvero, lasciare i soldi sul conto corrente: i report di Moneyfarm e ISTAT

Money farm è una società di consulenza finanziaria europea, regolamentata dalla FCA e dalla CONSOB; proprio come altre realtà del genere, stila con regolarità dei report utili a tracciare un quadro sulla situazione inerente le scelte di investimento. l’Istat, come sappiamo, è l’ente pubblico italiano che si occupa di raccogliere dati, creare statistiche e diffondere informazioni.

Proprio tramite l’Istat sappiamo, ad esempio, che in media gli italiani mettono da parte circa il 9% delle loro entrate; si tratta di una media di circa 2.300 euro all’anno, una cifra che sebbene minima potrebbe essere valorizzata in molti modi. Secondo Moneyfarm, lasciare quest’ammontare sul conto può erodere altamente il potere d’acquisto.

  • Facendo un esempio pratico, se 25 anni fa il risparmiatore avesse depositato sul conto 2.300 euro, oggi si ritroverebbe con 1450 euro (in termini di potere d’acquisto), con una perdita del 38%.
  • Se la medesima cifra, sempre secondo Moneyfarm, fosse stata investita in obbligazioni, avrebbe non solo eluso la perdita di potere d’acquisto ma avrebbe generato una rendita di circa il 9%.

Stando a questa realtà, è necessario riflettere su quanto sia sempre più utile – visto l’andamento dell’economia sempre più incerto, le guerre e le dinamiche commerciali innescate da Trump – maturare una formazione finanziaria, in modo da non lasciarsi sopraffare.

La soluzione? Non sottovalutare l’inflazione e poi cercare l’investimento ideale

I primi 25 anni del nuovo millennio sono stati caratterizzati, purtroppo, da una crisi dopo l’altra. Dall’attentato alle Torri Gemelle alla crisi del 2008, dalla bolla immobiliare alla pandemia fino alle tensioni geopolitiche odierne, non c’è stato quasi un attimo di pace per i portafogli di privati e aziende. Sempre secondo i dati forniti da Moneyfarm, ad esempio, si evince che nonostante le politiche monetarie europee hanno tenuto sotto controllo l’inflazione, l’andamento dal 1984 ad oggi fa prevedere scenari molto preoccupanti per il futuro.

Solo dal 2000 ad oggi, si è visto “un aumento complessivo del costo della vita del 64%”, come riferisce Davide Cominardi, investment consultant manager di Moneyfarm. Se il trend proseguisse secondo l’andamento medio dal 1984 a oggi, nel 2050 la vita potrebbe costare anche oltre il 250% in più. Ecco perché risulta fondamentale non sottovalutare le oscillazioni dell’inflazione, anche quando il periodo sembra favorevole. In questo modo, si può pianificare con maggiro consapevolezza un portafoglio adeguato alle proprie aspettative ed esigenze.