Quanto rendono 9.000 euro a 6 anni sul buono fruttifero postale e il BTP

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In questa sede metteremo a confronto 2 tipici strumenti di investimento sul reddito fisso emessi e garantiti dallo Stato. Prenderemo a riferimento una durata di 6 anni, un periodo relativamente medio per investire un certo capitale e non tenere i soldi fermi sul conto.

Entriamo nel vivo, quindi, e vediamo quanto rendono 9.000 euro a 6 anni sul buono fruttifero postale rispetto ai titoli di Stato.

Il buono fruttifero postale 3X2 quanto ci farebbe guadagnare a scadenza?

Sulla durata a 6 anni abbiamo due potenziali opzioni tra i BFP.

La prima è data dal buono ordinario, che darebbe modo di disinvestire al termine del 6° senza perdere gli interessi fino ad allora maturati. Allo stato attuale, il rendimento effettivo annuo lordo al 6° anno è dell’1,30% (netto 1,14%).

La seconda rimanda al buono 3X2 (in tutto 6 anni), che riconosce un rendimento annuo lordo a scadenza del 2,00%. Cioè al compimento del 6° e ultimo anno di vita il tasso effettivo annuo netto è dell’1,76%.

Il potenziale guadagno del 3X2 sarebbe più alto, ma c’è un perché nella differenza di rendimenti. Il titolo ordinario riconosce gli interessi dopo un anno dalla sottoscrizione e poi ogni bimestre (insieme al rimborso del buono). Quindi offre massima flessibilità in termini di disinvestimento senza perdere quanto maturato nel frattempo. Il 3X2 riconosce gli interessi solo dopo il 3° e il 6° anno (sempre insieme al rimborso del buono). Se ad esempio un risparmiatore lo riscattasse dopo 5 anni riceverebbe solo il capitale e agli interessi del primo triennio.

Quanto rendono 9.000 euro a 6 anni sul buono fruttifero postale e il bond

In definitiva, quindi, il coefficiente lordo e netto per il calcolo del montante al termine dei 6 anni è pari a, rispettivamente, 1,12616242 e 1,11039212. Tradotto, l’accredito netto finale (senza considerare l’imposta di bollo pro tempore vigente) è pari a 9.993,53 euro.

Vediamo quanto rende un BTP pari durata e alle attuali quotazioni di mercato. Consideriamo il BTP con codice ISIN IT0005340929, emesso il 1° agosto 2018 e con scadenza al 1° dicembre 2028 (anni residui 6,02).

Il bond ha una cedola lorda del 2,80% (2,45% netto), mentre sul MOT prezza intorno ai 97,80 centesimi. Questo vuol dire che il rendimento effettivo netto annuo del titolo è del 2,82%.

Quali sono i pro e i contro del buono e del BTP?

Anche buoni e BTP hanno dei pro e dei contro, oltre a degli elementi in comune. Tra quest’ultimi abbiamo la garanzia dello Stato, la tassazione agevolata al 12,50% e l’esenzione dall’imposta di successione.

Le divergenze (pro e contro) attengono al rendimento e ad almeno altre due circostanze.

Una rimanda alla garanzia del capitale in caso di riscatto anticipato. Quello sottoscritto sul buono è sempre garantito al 100%, oltre agli interessi delle sole finestre temporali maturate. Sul BTP tutto dipende dal proprio prezzo di acquisto del bond e quello di mercato al tempo della vendita. L’uscita anticipata, pertanto, potrebbe dare vita a un guadagno o a una perdita in conto capitale.

La seconda chiama in causa il flusso dei rendimenti. Il BTP stacca una cedola ogni 6 mesi, nel caso del buono il guadagno arriva per intero all’atto del suo riscatto.

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