Quando si rischia di dover restituire la NASPI anticipata

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Richiedere la NASPI anticipata permette di crearsi un lavoro e avere anche i fondi per farlo. Soprattutto in un periodo come quello che stiamo vivendo in cui la disoccupazione ha raggiunto livelli altissimi, non è poco. Le aziende non assumono più di tanto per colpa della crisi economica acuita dall’aumento delle materie prime. E trovare una nuova occupazione diventa sempre più difficile. Molti, che non riescono a trovare un lavoro come dipendente, stanno puntando sull’apertura di una partita IVA per lavorare come professionisti o free lance.

L’anticipo dell’indennità di disoccupazione è un valido aiuto

Per avviare un’attività di lavoro autonomo o per potenziarne una già esistente è necessario avere un capitale da investire. Ma non tutti ce l’hanno a disposizione e proprio in quest’ottica l’anticipo NASPI è un aiuto importante. Si avrà a disposizione un capitale pari alle mensilità di indennità residue che possono servire sia per vivere nei mesi in cui l’attività decolla sia per essere investite nella stessa.

Con l’anticipo, tra l’altro, decade anche il limite di reddito percepibile da lavoro autonomo. Per chi fruisce della NASPI mensilmente, infatti, vi è il limite di 4.800 euro di reddito annuo derivante da questa tipologia di lavoro. Chiedendo l’anticipo si è liberi, invece, di fatturare illimitatamente. Ma quando si rischia di dover restituire la somma ricevuta?

Il limite dell’anticipo

Per chi richiede l’anticipo della NASPI è posto un solo, grande vincolo: non sottoscrivere nuovo contratto di lavoro subordinato per tutto il periodo indennizzato. Se non si rispetta questo vincolo si è costretti a restituire la somma che si è ricevuta a titolo di anticipo.

Per chi richiede l’anticipo della NASPI, quindi, diventa importantissimo sapere quando finisce il periodo indennizzato. Questo per capire da quando si sarà, poi, liberi di accettare, eventualmente, nuovo lavoro alle dipendenze di terzi.

Quando si rischia di dover restituire la NASPI anticipata

Se si accetta un nuovo contratto, anche breve, nel periodo coperto dall’anticipo, l’INPS chiederà la restituzione di quanto ricevuto. Contrariamente a quello che si può pensare non sarà richiesto di restituire solo l’anticipo del periodo coperto da nuovo contratto di lavoro. La restituzione riguarda tutta la somma ricevuta.

Facciamo un esempio pratico. Un lavoratore è in NASPI fino al 31 dicembre 2023. A settembre 2022 chiede l’anticipo della NASPI ed apre partita IVA. L’INPS, per i residui mesi di NASPI (16 mesi) gli corrisponde 15.000 euro lordi, anche se il lavoratore, detratta l’IRPEF dovuta sulla somma, ne riceve solo 11.000.

A giugno 2023 allo stesso lavoratore, viene proposto un lavoro a tempo determinato di 3 mesi ed accetta. Non dovrà restituire solo l’anticipo relativo ai mesi da giugno a dicembre 2023 ma l’intera somma anticipata. Attenzione, non gli 11.000 euro realmente ricevuti, ma i 15.000 euro spettanti. Poi sarà suo onere recuperare l’IRPEF pagata su una somma che ha dovuto restituire.

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