Prendere la NASPI quando si vuole lasciare il lavoro grazie a un buco normativo

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La NASPI è un ammortizzatore sociale che tutela chi perde in modo involontario la propria occupazione. Chi si trova, improvvisamente, sprovvisto di reddito a causa di un licenziamento. O per la scadenza di un contratto a termine. In questi casi lo Stato viene in aiuto del disoccupato concedendo una indennità di disoccupazione. Che dura tanto a lungo quanto è stato lungo il versamento dei contributi nei 4 anni precedenti. Ma prendere la NASPI quando si vuole lasciare il lavoro è possibile anche se il licenziamento è volontario perché la normativa non ha previsto comportamenti scorretti.

Quando spetta l’indennità?

Come abbiamo detto, l’indennità di disoccupazione spetta in caso di licenziamento o di scadenza del contratto a termine. Ma spetta anche quando il dipendente presenta dimissioni per giusta causa. Quando le dimissioni, quindi, dipendono da una colpa del datore di lavoro che, ad esempio, non paga lo stipendio. O che ha comportamenti scorretti, violenti, al limite del mobbing. O in casi di demansionamenti, trasferimenti in luoghi remoti ecc.

Spetta anche quando a presentare dimissioni è la neomamma nel periodo di tutela del licenziamento. E quindi da 300 giorni prima del parto al compimento del primo anno di vita del bambino. Ma cosa accade se è il lavoratore a voler essere licenziato?

Prendere la NASPI quando si vuole lasciare il lavoro è possibile

La normativa della NASPI prevede che l’indennità spetti anche qualora il licenziamento sia per motivi disciplinari. Se il lavoratore si comporta male e spinge il datore di lavoro a licenziarlo ha diritto alla NASPI. E allora molti furbetti, che magari voglia di lavorare non ne hanno, mettono in pratica l’escamotage per prendere l’indennità.

Come tutti ben sappiamo, con la terza lettera di richiamo scatta il licenziamento. E cosa accade se non ci si presenta più al lavoro senza avvisare e senza mandare un certificato di malattia? Il datore manda la prima lettera di richiamo, poi la seconda e poi scatta il licenziamento. Ed il lavoratore licenziato, pur essendo stato licenziato per colpa, ha tutto il diritto di prendere la NASPI.

Dimettersi per un contratto a tempo determinato

Un altro escamotage che viene messo in pratica per prendere la NASPI è quello di presentare dimissioni da un contratto a tempo indeterminato. Accettare, poi, un lavoro a tempo determinato anche di un mese, alla scadenza del quale è possibile chiedere la NASPI. L’indennità di disoccupazione, infatti, prende in considerazione solo la conclusione dell’ultimo rapporto di lavoro. Le precedenti dimissioni non contano. E per la durata e l’importo, invece, contano i contributi e le retribuzioni dei 48 mesi precedenti.

Con questo trucchetto, perfettamente legale, si riesce a prendere la NASPI per 24 mesi lasciando volontariamente il proprio lavoro. Ed accettando un contratto a termine di durata di uno o due mesi.

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