In quali casi l’INPS può chiedere la restituzione della NASPI pagata

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La NASPI, ad oggi, è forse il sostegno più importante che lo Stato fornisce ai cittadini disoccupati. Si tratta di una indennità di disoccupazione che viene riconosciuta ai lavoratori che si trovano in stato di disoccupazione involontaria. Che, quindi, hanno perduto il lavoro a seguito di un licenziamento o della scadenza di un contratto a tempo determinato. Solo in due casi l’indennità è corrisposta anche a chi presenta dimissioni. E nello specifico per chi presenta dimissioni per giusta causa e per le neomamme nel periodo di tutela dal licenziamento. Ma ecco in quali casi l’INPS può chiedere la restituzione dell’indennità.

Quando si corrono rischi?

La NASPI viene erogata dall’INPS mensilmente. Ma ci sono casi in cui chi percepisce il pagamento si trova a vedersi chiedere dall’Istituto la restituzione di quanto ricevuto. Proprio per questo è determinante capire quando questo può succedere.

La maggior parte dei casi in cui l’INPS chiede indietro i soldi erogati è qualora vengano a mancare i requisiti per averne diritto. Ma può capitare anche che l’INPS eroghi importi superiori a quelli realmente spettanti. In questo secondo caso, quindi, la restituzione è dovuta ad un errore dell’INPS. In altri casi ancora, invece, la restituzione è frutto di un mancato adempimento degli obblighi del disoccupato.

La decadenza dello stato di disoccupazione

Il diritto alla NASPI viene meno quando decade lo stato di disoccupazione. Questo avviene se il lavoratore accetta un contratto di lavoro a tempo indeterminato. O qualora svolga lavoro a tempo determinato per un periodo superiore a 6 mesi. Ma anche se il rapporto di lavoro è di durata inferiore ai 6 mesi ci si potrebbe trovare in situazioni in cui la NASPI venga sospesa.

Il disoccupato, infatti, ha l’obbligo di comunicare all’INPS l’inizio di qualsiasi nuova occupazione. Indicando anche il reddito presunto che ne deriva. In base a quest’ultimo, l’INPS ricalcola la disoccupazione spettante riducendola in base alle retribuzioni percepite.

In quali casi l’INPS può chiedere la restituzione della NASPI già erogata

Se non si comunica all’INPS il reddito presunto, quindi, si rischia di ricevere importi di NASPI superiore a quelli realmente spettanti. E questo porterà l’INPS a chiedere indietro le somme indebitamente percepite.

Per evitare, quindi, di trovarsi nella scomoda situazione di dover restituire all’INPS queste somme è bene rispettare tutti gli obblighi previsti. In primis, quello di comunicare tramite modello NASPI–Com qualsiasi variazione che possa portare alla decadenza o alla riduzione dell’indennità. Solo in questo modo il disoccupato potrà stare tranquillo che le somme che percepisce gli spettino per intero. E non si troverà nella situazione di dover, poi, restituire delle somme che potrebbero, col tempo, diventare anche abbastanza importanti.

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