Pagherà 3.000 euro di sanzione direttamente alla Prefettura chi non rispetta questa regola in banca o alla Posta

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Il continuo correre tra gli impegni di lavoro e di famiglia potrebbe talvolta giocare dei brutti scherzi soprattutto per il nostro portafogli. Determinati errori e dimenticanze purtroppo non sono giustificabili innanzi alla legge. Pertanto sarebbe buona abitudine segnare su un calendario gli adempimenti importanti da svolgere per non rischiare sanzioni salate. Come potrebbe accadere se abbiamo dimenticato di pagare l’assicurazione. O anche averla parcheggiata senza assicurazione, cosa che potrebbe portare ad una multa fino a 3.464 oltre al sequestro del veicolo. Ma cosa accade se abbiamo pagato un bene mediante assegno bancario o postale, dimenticando però di rimpinguare il proprio conto corrente?

Determinati errori e/o dimenticanze potrebbero davvero comportare conseguenze dannose compromettendo anche rapporti patrimoniali. Infatti pagherà 3.000 euro di sanzione direttamente al Prefetto chi dimentica di rifornire il proprio conto. A disciplinare tale ipotesi è l’art. 2 della Legge 386/90. Quest’ultimo infatti prevede che chiunque emette un assegno che, presentato nei tempi, non viene pagato per difetto di provvista è punito con una sanzione elevata. In particolare da 516 euro fino ad un massimo di euro 3.098. Mentre qualora l’importo dell’assegno sia superiore ad euro 10.329 si applicherà una sanzione da euro 1.032 fino ad un massimo di euro 6.197. Lo stesso vale in ipotesi di reiterazioni delle violazioni.

Pagherà 3.000 euro di sanzione alla Prefettura chi non rispetta questa regola in banca o alla Posta

Cosa fare in questi casi se abbiamo dimenticato di coprire l’assegno o semplicemente se eravamo convinti che sul conto vi fosse l’importo necessario? Si può rimediare? Innanzitutto va detto che la banca del debitore, quando l’assegno è portato all’incasso e non ci sono abbastanza fondi, lo comunica al suo cliente. In tal modo il correntista potrà versare i soldi sul conto per pagare l’assegno con una maggiorazione del 10% degli interessi maturati. Tuttavia nel caso si rimanga inadempienti, l’assegno andrà insoluto o protestato. In questo caso scatteranno le sanzioni piuttosto elevate da 516 a 3.098 euro, se l’assegno non è superiore a 10.000 euro.

Mentre nel caso l’assegno è superiore a 10.329 euro, la sanzione potrà arrivare fino ad euro 6.197. La banca ne darà notizia al Prefetto il quale entro 90 giorni notificherà al cittadino distratto la sanzione. Nel caso la notifica della sanzione avvenga oltre il predetto termine, si potrà presentare opposizione innanzi all’autorità giudiziaria competente e chiederne l’annullamento. Tuttavia i problemi non finiscono con la sanzione. Ulteriore pregiudizio sarà anche la segnalazione alla Centrale Rischi che comporterà l’impossibilità di ricorrere a finanziamenti, mutui e aperture di conto corrente. Inoltre qualora l’importo dell’assegno sia superiore a 2.582,00 potrà scattare la revoca dalla possibilità di emettere assegni da 2 a 5 anni. Lo stesso vale nell’ipotesi in cui il fatto sia accaduto più volte e a poca distanza di tempo, per assegni andati a vuoto con importi più piccoli.

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