Le nuove pensioni anticipate 2023 col governo Meloni

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Probabilmente qualsiasi nuova misura previdenziale che si andrà a varare, sempre che il Governo nuovo abbia tempo di vararle, sarà indirizzata verso il ricalcolo contributivo della prestazione. Questo significa che le pensioni cambieranno radicalmente il modo di essere liquidate ai pensionati che raggiungono determinati requisiti.

Infatti, si parla sempre più di uscite a 62, 63 o 64 anni. Ma in ogni caso qualsiasi sia la misura è evidente che si va verso il calcolo completamente contributivo della prestazione. E questo significa un taglio piuttosto pesante di assegno per i potenziali beneficiari.

La pensione contributiva per tutti?

Le nuove pensioni 2023 col governo Meloni potrebbero partire da opzione donna estesa anche agli uomini, o da opzione uomo come erroneamente qualche sito l’ha definita. Sarebbe una misura che effettivamente produrrebbe un netto taglio di assegno ai potenziali beneficiari.

Se fosse esteso esattamente a tutti il meccanismo di opzione donna, i beneficiari avrebbero la possibilità di uscire già a 58 anni di età. Bisognerà vedere se resteranno invariati i requisiti, anche contributivi. E sono quelli che in sostanza prevedono in 35 anni la carriera necessaria per poter sfruttare l’opzione. Inevitabile, però, che anche la misura per tutti finisca con l’essere a beneficio soltanto di chi accetta il ricalcolo contributivo della prestazione.

Tradotto in termini pratici, il calcolo contributivo della prestazione significa subire un taglio di almeno il 30% della prestazione teoricamente spettante a 67 anni e quindi al completamento della carriera lavorativa.

Le nuove pensioni 2023 col governo Meloni tra anticipi e penalizzazioni

Prima di tutto i contributi in meno versati dai 58 ai 67 anni di età, poi il coefficiente di trasformazione del montante contributivo in pensione che a 58 anni e nettamente più sfavorevole rispetto ai 67 anni. Infine, l’annullamento del calcolo misto dalla pensione. Sono i tre fattori determinanti per il taglio di assegno delle ipotetiche nuove misure.

Ma ciò che incide maggiormente sulla penalizzazione a cui vanno incontro coloro che optano per il contributivo è proprio il fatto che anche gli anni versati nel sistema retributivo verrebbero calcolati con quello contributivo. E per chi ha una carriera pari o superiore a 18 anni al 31 dicembre 1995, significa che anziché sfruttare il calcolo retributivo per gli anni di contributi fino al 2012, saranno costretti ad accettare il calcolo basato sul montante dei contributi.

Il contributivo altamente penalizzante

E contributiva sarebbe anche la pensione a 64 anni per tutti, e non soltanto per i contributivi puri come oggi. Parliamo naturalmente, di quella che oggi viene chiamata pensione anticipata contributiva.

L’uscita a 64 anni di età con 20 anni di contributi versati potrebbe essere estesa anche ai retributivi. Sicuramente una possibilità positiva dal punto di vista della possibilità di uscire 64 anni di età, senza dover per forza di cose andare ad attendere i 67 anni di età. E sicuramente sarebbe una ottima cosa senza andare a parare su misure nuove ed estemporanee come la quota 102 o la quota 100. Ma per quanto detto prima, ci sarebbe di negativo il calcolo dell’assegno.

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