Le differenze tra i vitalizi dei parlamentari e le pensioni dei cittadini

vitalizio parlamentari

A settembre si tornerà alle urne per le nuove elezioni politiche. La legislatura nata nel 2018 con il cosiddetto Governo giallo-verde, non è arrivata a fine mandato. Ma a settembre 2022 i parlamentari sono riusciti comunque ad arrivare. Se la legislatura fosse arrivata a settembre 2022, anche i parlamentari che non torneranno più a sedere alla Camera o al Senato, riceveranno il vitalizio. E questo vitalizio se paragonato alle pensioni di tutti i cittadini, fa davvero invidia.

Le differenze tra i vitalizi dei parlamentari e le pensioni dei cittadini

Alla fine obbiettivo raggiunto. Probabilmente il cittadino comune, che ogni giorno fa i conti con bollette sempre più care, stipendi sempre più bassi, perdita del lavoro e difficoltà ad arrivare a fine mese, pensa proprio questo. Infatti tutto si può dire tranne che la legislatura sia stata tranquilla. Dal Governo Conte uno con Lega e M5S, si passò al Governo Conte due, con il PD e LEU che sostituirono la Lega. Litigi, frizioni e nuovi accordi, portarono al cambio di guida del Governo, che passò da Conte a Mario Draghi. E dentro tutti, tranne FDI. Anche chi fino alla settimana prima litigava. Tra cambi di casacca, divisioni interne ai partiti, accordi e ammiccamenti, anche questa legislatura ha completato il periodo utile al vitalizio.

Il privilegio dei parlamentari

In oltre quattro anni praticamente nessuno è voluto andare a votare, ed il Governo si è retto su accordi che hanno trovato nell’emergenza Covid la giustificazione. Ma c’è chi legittimamente pensa che sia stato fatto tutto per completare il periodo utile al vitalizio. Adesso che l’obiettivo è stato raggiunto si torna a votare, e nessuno crede alla coincidenza. Il vitalizio infatti tutto è tranne che una prestazione a cui rinunciare facilmente. Rispetto alle pensioni normali, il vitalizio giustifica il fatto che in Italia ci sono soggetti privilegiati.

Ecco le differenze tra vitalizi e pensioni normali

Un lavoratore normale per andare in pensione deve o raggiungere i 67 anni di età oppure completare una carriera lavorativa di 42 anni 10 mesi per gli uomini o di 41 anni 10 mesi per le donne. Tutte le altre misure in deroga ai due pilastri del sistema, sono piene zeppe di vincoli e paletti. Anche per la pensione di vecchiaia ordinaria servono non meno di vent’anni di contributi versati. Un parlamentare invece gode del vitalizio già dopo una sola legislatura alla Camera o al Senato. Bastano quindi meno di 5 anni per accaparrarsi il diritto al vitalizio.

Il vitalizio viene erogato con il sistema contributivo, e quindi si basa sostanzialmente sui contributi versati durante i cinque anni di mandato. E su uno stipendio medio superiore ai 15.000 euro come quello che percepiscono i parlamentari, la contribuzione mensile può arrivare anche a 5.000 euro. Questo il vitalizio che percepiranno i parlamentari a 65 anni di età. A questo bisogna aggiungere che il vitalizio da parlamentare è perfettamente cumulabile con altre prestazioni pensionistiche o reddituali, cosa negata per molte pensioni. Se si pensa che in Italia ci sono titolari di pensioni che hanno assegni inferiori a 1.000 euro, o addirittura inferiori a 500 euro, è evidente la disuguaglianza. Ed ecco le differenze tra i vitalizi e le pensioni, che forse giustificano quanto accaduto.

Lettura consigliata

Consigliati per te