La rivalsa del femminismo dalla non famosa Giorgia Soleri al red carpet di Cannes passando per la stilista Franchi

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Bastano quattro battute più o meno fuori luogo da parte della stilista Elisabetta Franchi per scatenare il putiferio. Lo scorso 7 maggio la famosissima imprenditrice con tanto di microfono dice chiaro e tondo che assume donne solo dopo gli «anta». Cioè dopo che le varie tappe della vita privata: fidanzamento, matrimonio, gravidanze ed eventuali divorzi, grosso modo sono vicende affrontate. Al netto del moralismo, la gran parte degli imprenditori in Italia la pensa così, solo che la stilista di 53 anni ha il coraggio di ammetterlo. E subito monta il polverone. L’occasione contribuisce a tenere in alto in agenda il femminismo.

«La fidanzata di…»

Intanto rimbalza da Nord a Sud l’assunzione di una donna al nono mese di gravidanza, Eleonora Sepe. La donna per l’occasione dichiara che la gravidanza e l’essere mamma contribuisce ad accrescere le sue qualità di problem solving. In aggiunta alla capacità di compiere 4-5 azioni contemporaneamente. Così monta la rivalsa del femminismo. E sale sul palcoscenico anche la non famosa Giorgia Soleri, fidanzata di Damiano dei Maneskin.

Scrittrice e modella, secondo alcuni è un influencer che non annovera un seguito da capogiro. Dà alle stampe il libro dal titolo che non lascia dubbi: «La signorina nessuno». Pare anche si sia arrabbiata perché in un sottopancia di Rai1 anziché scrivere il suo nome e cognome, c’era «la fidanzata di…». E intanto assistiamo alla rivalsa del femminismo dalla non famosa che proprio per questo, una certa notorietà la sta guadagnando. Spesso non ci vuole molto nel controverso universo mediatico.

La rivalsa del femminismo dalla non famosa Giorgia Soleri al red carpet di Cannes passando per la stilista Franchi

Intanto in risposta alla stilista – imprenditrice si fanno sentire vari gruppi e movimenti di promozione della parità di genere. Concetto che è di scena anche a Cannes. Infatti sul tappeto rosso tanto ambito dalle star del cinema, sfila un manifesto. I protagonisti del documentario «Risposte femministe» portano un lungo striscione bianco con i nomi delle vittime di violenza. Con tanto di fumo nero.

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