Il rischio di infarto aumenterebbe del 53% assumendo questi comuni farmaci secondo un nuovo studio

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Uno studio condotto in Canada, pubblicato dalla rivista medica specializzata “British Medical Journal”, ha posto l’attenzione sul legame fra le malattie cardiocircolatorie e l’utilizzo di alcuni farmaci da banco, ossia acquistabili senza la necessità di prescrizione medica. I risultati sono davvero sorprendenti e tutti dovrebbero esserne consapevoli.

La novità della ricerca

L’allerta nasce dal fatto che gli esperti e accademici d’oltreoceano hanno evidenziato che il rischio di infarto aumenterebbe del 53% in determinate situazioni, vediamo nel dettaglio quali.

Ebbene, la vita che è sempre più frenetica ci impone dei ritmi serrati che non ammettono pause. Questo comporta che spesso, anche per un leggero malessere, decidiamo di ricorrere ad un farmaco che ci consenta in breve tempo di rimetterci in forma al 100%. Addirittura negli ultimi tempi alcuni prodotti sono disponibili anche sui banchi dei maggiori supermercati.

Tra questi vi sono gli antinfiammatori, che hanno visto il loro utilizzo incrementarsi in maniera esponenziale negli ultimi anni. Questo tipo di medicinale viene largamente utilizzato per alleviare il dolore e le infiammazioni che ne sono la causa. Spesso ricorriamo ad una di queste preparazioni sottovalutandone i possibili effetti collaterali. La novità della ricerca è che non solo ha studiato gli effetti in base al tipo di medicinale assunto ma ne ha analizzato anche le conseguenze a seconda delle quantità. La preoccupazione nasce proprio da questo secondo aspetto. Sembra infatti che un dosaggio eccessivo di antinfiammatori non steroidei possa mettere in pericolo la salute del cuore. Fra le sostanze più pericolose infatti è risultato l’ibuprofene, che aumenterebbe del 48% la possibilità di incorrere in un infarto. Addirittura questa percentuale sale al 53% se si assumono frequentemente antinfiammatori a base di naprossene.

Il rischio di infarto aumenterebbe del 53% assumendo questi comuni farmaci secondo un nuovo studio

Il pericolo aumenta dunque quando ricorriamo a questi farmaci in dosi massicce. L’Agenzia Italiana del Farmaco, meglio nota con l’acronimo AIFA, veglia attentamente sugli effetti dei medicinali. Interviene prontamente come ad esempio ha fatto nel settembre del 2014 vietando la vendita in Italia di antinfiammatori che contenevano rofecoxib, a fronte dello studio degli eventi avversi segnalati.

Tuttavia sarebbe buona norma rivolgersi sempre al proprio medico prima di assumere qualsiasi farmaco. Anche quelli che non prevedono la vendita a fronte di una ricetta medica.

Infatti un dottore è l’unico in grado di valutare i possibili eventi avversi ed i rischi a cui ci esponiamo a seconda del nostro stato di salute complessivo.

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