Fiorello in Aspettando Viva Radio Due e l’accusa di sessismo, scopriamo l’arcano

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Poche ore fa un impareggiabile Fiorello ironizza sulle vicende della quotidianità. Sui temi che tengono banca nell’agenda ordinaria: dalla politica, all’attualità passando per il meteo del giorno. In apertura, l’inquadratura di un plastico a dir poco bizzarro. Un ponticello che può essere un’idea regalo per Natale e simboleggia l’ambiziosa promessa salviniana di un ponte sullo stretto di Messina. «Un ponte che unisce. Un ponte sull’umanità».

L’origine del sessismo che individua lo showman

Ma di più Fiorello si chiede chi dia i nomi ai nubifragi e in base a quale criterio si scelgano. Da “Poppea”, che è la denominazione della perturbazione che in queste ore sta tenendo sotto tiro gran parte dello Stivale, all’uragano “Katrina” che si abbatte negli Stati Uniti nel 2005. La domanda è pertinente e reca in sé una considerazione. Fiorello nota che spesso tali denominazioni sono femminili e quindi «c’è sessismo», dice con ironia perché «finora nessun uragano si chiama ad esempio Luigi». Lo spunto stimola una riflessione. In base a quali criteri si decidono i nomi delle perturbazioni? E chi li sceglie?

Da dove nasce il nome di una perturbazione

Fiorello in Aspettando Viva Radio Due lancia il quesito con tanto di sarcasmo sulla considerazione che in moltissimi casi le denominazioni sono femminili. Intanto andiamo a fondo e scopriamo ad esempio che c’è differenza nei criteri di scelta tra gli Stati Uniti e l’Europa. In America sono soliti dare un nome soprattutto agli uragani e questi spesso sono pensati dall’Organizzazione metereologica mondiale. Ci sono sei liste di nomi e vengono utilizzate a rotazione.

L’origine di tale prassi pare risalga alla Seconda Guerra mondiale quando i meteorologi iniziano a denominare le tempeste tropicali. In Europa invece tale prassi pare trovare i suoi natali nell’Istituto di Meteorologia dell’Università di Berlino e in particolare nella studentessa Karla Wege.

Fiorello in Aspettando Viva Radio Due pone il quesito ed ecco la risposta

Pare infatti che per i fenomeni di bassa pressione si usino nomi femminili mentre per i casi di alta pressione si ricorra a nomi maschili. Poi proprio per evitare di additare alla quota rosa l’associazione a fenomeni atmosferici per così dire meno gradevoli come nubifragi o forti ondate di maltempo, si decide per l’alternanza. Un anno nomi femminili e un anno nomi maschili, sia che faccia caldo sia che ci sia un freddo da brividi. In Italia non pare ci sia un istituto ad hoc deputato alla scelta dei nomi, anche perché non ci sarebbero criteri da rispettare obbligatoriamente.

Tuttavia, secondo i beneinformati, la scelta non può dirsi casuale. Spesso trae spunto dall’origine geografica di partenza del fenomeno e da personaggi storici. Ad esempio, la scorsa estate per le prime grosse ondate di caldo si è usato l’appellativo Caronte. Dante pone il personaggio nel terzo Canto dell’Inferno quale demonio che trasporta su una barca le anime dannate oltre il fiume Acheronte. Simbolicamente, dunque, la denominazione che si sceglie per identificare il caldo enorme che arriva dall’Africa potrebbe rappresentare il dato che le temperature bollenti servono ad introdurci in un’estate torrida. E così è andata.

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