Ecco l’errore da non commettere da parte dell’erede che pensa di rinunciare all’eredità per non pagare i debiti del defunto

codice civile

La materia ereditaria è senza dubbio tra quelle più complicate nell’universo del diritto. Ereditare un bene immobile dopo il decesso del proprietario, apre a diverse possibilità. Numerosi adempimenti, dalle donazioni al testamento, dalla successione alla rinuncia all’eredità. Una materia priva di spigolature che possono segnare la vita delle persone. Un caso particolare è quello della rinuncia all’eredità, soprattutto in presenza di debiti da parte del defunto. Infatti tra le motivazioni principali per cui un chiamato all’eredità dovrebbe voler rinunciare ad ereditare è proprio la presenza di debiti da parte del defunto. Ci sono casi però in cui la rinuncia dell’eredità non è possibile, e quindi ai beni ereditati si affiancano anche i debiti.

Ecco l’errore da non commettere da parte dell’erede che pensa di rinunciare all’eredità per non pagare i debiti del defunto

Presentare la dichiarazione di successione o utilizzare i beni del defunto, sono due azioni fatte da un erede che aprono all’accettazione tacita di eredità . Il codice civile, nello specifico l’articolo numero 476, sottolinea che anche utilizzare i beni intestati ad una persona poi defunta mettono l’erede nella condizione di non poter più rinunciare all’eredità. Si chiamano “fatti concludenti”, ovvero eventi che dimostrano come l’erede di fatto abbia accettato L’eredità.

L’accettazione si chiama tacita nel momento in cui l’erede compie uno o più atti che presuppongono la sua volontà di accettare. E una rinuncia postuma a questi atti, è invalida. I tempi tecnici per rinunciare ad un’eredità sono un argomento da approfondire. Sempre l’articolo numero 485 del codice civile prevede che l’erede, nel momento in cui entra in possesso dei beni del defunto deve produrre entro tre mesi dal giorno di apertura della successione un inventario.

Sulla successione va indicata la rinuncia

In assenza di questo adempimento l’erede è considerato tale. La definizione esatta  è “erede puro” quindi erede a tutti gli effetti. Se questo erede inadempiente nei confronti dell’inventario, rinuncia all’eredità successivamente, tale rinuncia è priva di validità e assume fondamentale importanza l’accettazione tacita dell’eredità. Un tipico esempio è quello di un figlio che dopo la morte di un genitore continua ad occupare la casa di proprietà di quest’ultimo, l’auto intestata a quest’ultimo e qualsiasi altro bene che fa parte dell’attivo ereditario.

In pratica il semplice utilizzo di questi veicoli o di questi beni, presuppone il fatto che il figlio abbia accettato il lascito da parte del genitore. Come evidente la rinuncia dell’eredità che può essere fatta entro 10 anni dalla morte del parente, presuppone il non utilizzo dei beni e la non accettazione tacita dell’eredità che l’utilizzo di un bene impone. Dal momento che l’accettazione dell’eredità non è reversibile e non può essere mai cancellata, come al contrario è permesso per la rinuncia, evidente che l’erede deve prestare attenzione fin dal giorno dell’apertura della successione.

In pratica è vietato compiere qualsiasi atto che possa presupporre l’accettazione del lascito. Ecco l’errore da non commettere da parte dell’erede quindi, perché un semplice atto può metterlo di fronte a debiti che magari non sono considerati inizialmente. I soggetti interessati alla rinuncia quindi devono guardare anche ai tipici atti della vita quotidiana che possono rendere inutile qualsiasi passaggio successivo sui lasciti.

Approfondimento 

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