Che vuol dire Quota 41 per tutti e cosa cambierebbe per le pensioni

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Forse gode di più tifosi di opzione donna. Parliamo naturalmente di Quota 41 per tutti. Opzione donna è una misura specifica per le donne che si centra con 35 anni di contributi versati e 58 anni di età completati entro il 31 dicembre 2021. La Quota 41 per tutti invece è una misura che consentirebbe a tutti di accedere al pensionamento al raggiungimento dei 41 anni di contributi versati.

La prima misura è oggi in vigore ma sparirà nel 2023 perché scade il 31 dicembre prossimo. La seconda misura ancora non in vigore ma è soltanto frutto di proposte e ipotesi che accompagnano l’ipotetica riforma delle pensioni. Perché il connubio tra due misure così diverse tra loro? Perché si tratta di due misure su cui il rumore è sempre assordante dal momento che sono nati gruppi social, comitati e gruppi di lavoratori e lavoratrici che spingono affinché queste due misure entrino a far parte definitivamente del sistema.

Che vuol dire Quota 41 per tutti e cosa cambierebbe per le pensioni

La Quota 41 per tutti è una misura che ha tra i suoi sponsor più accaniti tutti i sindacati e la Lega di Matteo Salvini. Infatti la Quota 41 per tutti sarebbe una misura che rivoluzionerebbe il sistema previdenziale italiano dal momento che consentirebbe a chiunque raggiunge i 41 anni di contributi versati, di accedere alla pensione. Sarebbe una specie di ritorno al passato, alle vecchie pensioni di anzianità che si centravano con 40 anni di contributi. In pratica con l’ingresso nel sistema della Quota 41 per tutti verrebbe di fatto soppiantata in tutto la pensione anticipata ordinaria oggi in vigore. In effetti con una Quota 41 per tutti in campo, pochi opterebbero per le anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi (41,10 per le donne).

Le difficoltà nel produrre la Quota 41 per tutti

Varare quota 41 per tutti è complicato perché è una delle più costose misure tra le varie proposte da partiti, sindacati e comitati. Anticipare di quasi due anni l’uscita per raggiunto limite di contribuzione versata significa mandare i lavoratori in pensione nettamente in anticipo e quindi gravare in maniera pesante sulle già derelitte casse dell’INPS.

Dal punto di vista strutturale la misura seguirebbe la Quota 41 precoci oggi in vigore. Naturalmente non avrebbe le limitazioni di platea che ha oggi la misura con un anno di contributi da aver versato prima dei 19 anni di età. E non si guarderebbe solo ed esclusivamente a disoccupati, caregivers, invalidi e lavori gravosi. La misura sarebbe appannaggio di tutti i lavoratori con 41 anni di contributi versati, e naturalmente con i soliti 35 anni effettivi da lavoro.

Quota 41 per tutti ma con penalizzazioni di assegno

Questo quindi quello che vuol dire Quota 41 per tutti. E si cercano soluzioni low cost. Ed una di queste che in passato aveva trovato anche il placet di alcuni esponenti della Lega, prevedeva una Quota 41 per tutti ma con calcolo contributivo dell’assegno. Riducendo gli assegni previdenziali a chi esce prima dal lavoro, la misura è più fattibile, perché riduce in parte la spesa previdenziale a carico dell’INPS.

Inoltre, essendo penalizzante uscire con Quota 41, la pensione anticipata ordinaria potrebbe restare in vigore ed affiancare la Quota 41 per tutti. La sua permanenza nel sistema avrebbe un senso che altrimenti sarebbe inesistente col varo di una Quota 41 priva di penalizzazioni. La misura penalizzante però trova il parere contrario dei sindacati. Questi non ci stanno a far pagare parte della misura agli stessi lavoratori che dovrebbero sfruttarla.

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