Aumenti in busta paga da agosto col Decreto Stipendi e altre manovre del Governo

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Con il Decreto Stipendi, il Governo ha definitivamente ratificato il piano che prevede gli aumenti in busta paga. Esso sarà operativo già da agosto, considerato che sono oramai mesi che il potere di acquisto si è fortemente ridimensionato. Il provvedimento prevede una serie di misure volte a tener fronte all’inflazione galoppante, tra cui:

  • quelle sulle bollette;
  • sulla proroga del taglio delle accise sul carburante;
  • sul taglio del cuneo fiscale.

Lo scopo ultimo delle manovre in campo è quello di aumentare stabilmente il netto dello stipendio per milioni di lavoratori. Secondo le previsioni, l’intervento dovrebbe costare intorno ai 12 miliardi di euro allo Stato. Si consideri, infatti, che l’intervento che si avrà sulla scorta del decreto sarà solo provvisorio. Ciò in quanto solo con la legge di Bilancio, si potranno introdurre misure strutturali. Vediamo, però, adesso, quali saranno gli aumenti e da quando opereranno.

Come avverrà l’aumento

Tra gli argomenti centrali che il Governo sta trattando negli ultimi tempi vi è oltre al taglio del cuneo fiscale, anche il salario minimo. A fronte del richiamo dell’Europa, quest’ultimo, infatti, andrebbe suggellato nei contratti principali di categoria. Per quanto riguarda l’aumento, invece, dovrebbe consistere in una cifra che va dai 100 ai 150 euro al mese. Parte della misura troverà sovvenzione grazie agli incassi provenienti dalle entrate fiscali. Quindi, vi saranno aumenti in busta paga da agosto, con il Decreto Stipendi, per poi continuare con misure stabili. Infatti, vi è l’obiettivo di garantire un aumento fisso degli stipendi, inferiore a 200 euro al mese per tutti. Ciò dovrebbe portare a far confluire circa 1.200 euro in più all’anno in busta paga. Il che vuol dire circa 100 euro in più mensili.

Aumenti in busta paga da agosto col Decreto Stipendi e altre manovre del Governo

L’aumento degli stipendi dovrebbe avvenire già ad agosto o, al massimo, a settembre. Il tutto, per poi passare ad un eventuale recepimento delle novità da parte della legge di Bilancio, nel 2023. I punti principali della riforma sono 3:

  • taglio dei contributi per le retribuzioni fino a 35.000 euro annui;
  • zero contributi per chi guadagna meno di 10.000 euro l’anno, se alle prossime elezioni dovesse vincere il PD;
  • per i lavoratori non rientranti nelle predette categorie, taglio dei contributi pubblici alle imprese che non effettuano la rivalutazione degli stipendi;
  • introduzione del salario minino attraverso i contratti collettivi, con variazioni in base al settore di riferimento.

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