Andare in pensione a 62, 63 o 64 anni non è sempre un vantaggio ma pochi sanno il perché

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L’aspirazione di tutti i lavoratori è andare in pensione una volta terminata la carriera. E andarci prima invece è il sogno di tutti. Dal momento che l’età pensionabile in Italia si aggira sui 67 anni per la pensione di vecchiaia, si ritiene fortunato chi riesce ad anticipare l’uscita dal Mondo del lavoro. Ma non sempre è così. Andare in pensione prima dei 67 anni non è privo di controindicazioni. La pensione infatti si abbassa notevolmente.

Andare in pensione a 62, 63 o 64 anni non è sempre un vantaggio ma pochi sanno il perché

Uscire a 62 anni di età come è successo a molti nei tre anni in cui ha funzionato la Quota 100 (dal 2019 al 2021), è stata una cosa da fare invidia. Soprattutto per chi non è riuscito a completare i 62 anni di età o i 38 anni di contributi entro il 31 dicembre 2021. Ma anche l’andare in pensione a 63 anni con l’APE sociale o a 64 anni con la nuova Quota 102 rappresenta un netto anticipo rispetto ai 67 anni. Occorre sapere però che qualcosa bisogna rimetterci. Uscire prima dal lavoro e andare prima in pensione significa prendere meno di assegno. Una cosa inevitabile perché le regole di calcolo della pensione stabiliscono che prima si lascia il lavoro meno si prende.

I coefficienti di trasformazione e i contributi mancanti

Uscire dal lavoro a 67 anni o andare in pensione a 62, 63 o 64 anni non può essere la stessa cosa. L’assegno pagato dall’INPS è più basso per chi esce prima dal lavoro. Naturalmente a parità di contributi. In primo luogo perché interrompere prima la carriera significa smettere di versare contributi. E soprattutto nel sistema contributivo, dove più si versa più si prende di pensione, un anno in meno di contributi vale tanto. Uscire a 62 anni e non a 67 significa perdere 5 anni di contributi.

Un lavoratore dipendente lascia alla pensione futura il 33% della retribuzione ogni mese. 330 euro ogni 1.000 euro di stipendio. La somma di tutte queste trattenute forma il montante dei contributi che diventa pensione dopo essere stato moltiplicati per un coefficiente di trasformazione. Si tratta di una percentuale tanto più bassa quanto più giovani si esce dal lavoro. Per esempio è 5,575 il coefficiente per la pensione a 67 anni, 4,770 per quella a 62 anni.

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