3 indici di Borsa e 1 sola strategia di successo

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Quanti risparmiatori 10 anni fa si sono promessi e hanno giurato di seguire la via della diversificazione dei loro investimenti? Speriamo in tanti, perché è la prima, semplice regola di fondo che premia chi l’adotta. Dimostriamolo prima mediante l’analisi di 3 indici di Borsa e 1 sola strategia di successo che potremo sfruttare per il futuro.

Gli ultimi 11 anni dei listini

Cosa s’intende per diversificazione del portafoglio? In estrema sintesi consiste nel ricorrere a più attività finanziarie contemporaneamente per ridurne il rischio del suo rendimento finale. Cioè invece di investire 10 tutto in un solo prodotto, se ne scelgono di più e scorrelati tra loro (ma neanche tantissimi, altrimenti si fa l’errore opposto). Il fine ultimo è quello di ridurre il rischio e aumentare le probabilità di guadagno finale nel medio-lungo termine. Vediamo se tale strategia funziona o meno.

A settembre 2008 Lehman Brothers implose su se stessa dando il via a quella che alla storia è passata come la crisi dei mutui subprime. Prendiamo 3 indici di Borsa, l’S&P 500 americano, il Dax tedesco e il Ftse Mib, tutti a partire dalla data del 1° gennaio 2009. Bene, dopo 11 anni e 5 mesi quanta strada hanno fatto? Il grafico sottostante (fonte: Investing) non lascia tanto spazio alle

interpretazioni. Dalla scorsa crisi ad oggi, l’indice USA (linea viola) ha performato del +287,67% e il Dax (linea verde) ha fatto +172,27%. Ora, anche l’indice italiano (il grafico a barre) è in territorio positivo, ma di un misero +10,28%. Neanche l’1% annuo (per l’esattezza: 10,28/11 = +0,94% medio).

 

Perché queste performance così divergenti?

Da 11 anni l’indice italiano è incastonato in un mega rettangolo di punti che non accenna a rompere (al rialzo). I motivi sono molteplici, ma riassumendo c’è di fondo essenzialmente una situazione economica diversa tra USA ed Europa, specie con l’Italia. Il nostro Paese ha il Pil che non cresce da anni, per cui è evidente che la Borsa (che è lo specchio finanziario dell’economia) fatichi a salire. Una seconda ragione può rinvenirsi nell’opere delle due Banche centrali. Negli States la FED è rapida nell’assumere decisioni, tipo taglio tassi, QE, acquisto di corporate bond, etc. In Europa la BCE è invece ostaggio delle varie politiche nazionali che hanno interessi diversi.

Come operare sui mercati?

Fatte queste considerazioni, non dovrebbe stupire più di tanto se tra 3/5  anni dovessimo scoprire che gli indici americani siano usciti per primi dalla crisi. E magari dover constatare che il listino italiano sia ancora lì ad inseguire gli altri. Certo, questo potremo dirlo con certezza solo tra 3/5 anni; allo stato attuale sono solo pure supposizioni.

Nel frattempo, come dovrebbe operare il piccolo risparmiatore? Va fatta anzitutto una pianificazione di 1) orizzonti temporali e 2) obiettivi, alla luce della 3) propria propensione al rischio. Poi attuare una sana strategia di diversificazione, magari seguendo la geografia del Pil mondiale. Ovvero 50% America,, 30% Europa, 20% Asia. Il risparmiatore potrebbe infine chiedersi: è questo un buon momento per investire? Dove sono diretti i mercati da qui al prossimo futuro.

3 indici di Borsa e 1 sola strategia di successo

La storia ci insegna che dopo crolli del 35%/40% (come quelli di marzo) i listini di norma entro 5 anni recuperano i “vecchi” livelli. Anche nel decennio scorso le Borse hanno rispettato questa statistica, con indici che hanno anzi fissato nuovi record massimi. Succederà altrettanto anche in quello in corso? Staremo a vedere. Allo stato attuale la crisi economica è ancora viva, quindi non sono affatto da escludere nuove forti ondate di vendita. Ma altrettanto evidente è come, rispetto ai massimi di febbraio, oggi i mercati siano a prezzi più ragionevoli.

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