“E vissero felici e contenti.” Con questa frase terminavano le fiabe della mia infanzia. Questa settimana, in un contesto di stabilità del dollaro USA, il mondo dei mercati finanziari sembra rispecchiare questa metafora. Grazie ai rialzi, i detentori di diversi asset sono stati soddisfatti: azioni, obbligazioni, oro e criptovalute.
Scenario Macro e Micro
Nel mondo azionario, il broadening ha prevalso, portando l’indice S&P 500 a toccare i massimi di periodo. Anche il Russell 2000 ha performato bene, e titoli precedentemente in ritardo, come Tesla, sono stati tra i migliori della settimana. Anche le azioni legate all’Intelligenza Artificiale (AI) non sono state da meno. Dopo che una sentenza favorevole aveva permesso un forte rialzo di Alphabet e di altri titoli collegati (Apple), la settimana scorsa è stato il turno di Oracle, che ha registrato un aumento stellare grazie agli ambiziosi piani di sviluppo nel comparto cloud. Questo ha creato un effetto a catena che ha beneficiato anche altri titoli come Nvidia e Broadcom.
Siamo nel bel mezzo di un sogno, ancora lontani dal “tutti vissero felici e contenti” finale. Tuttavia, come si sa, tutti i sogni finiscono all’alba. Anche questo sogno terminerà, e il tempismo giusto dividerà i vincenti dai perdenti.
Visioni a Confronto e Prospettive
L’analista di BlackRock, Rick Rieder, ritiene che l’attuale contesto sia il migliore possibile per investire in molteplici asset, una prospettiva che sembra trovare riscontro nel recente andamento dei mercati. L’azionario sembra puntare a un melt-up, che potrebbe essere giustificato se i prossimi tagli dei tassi della Fed (previsti per 25-25-25 punti base entro fine anno) si accompagnassero a un quadro macroeconomico non recessivo. Questa è una tesi sostenuta anche da Yardeni, il quale però ritiene inappropriato il taglio dei tassi in un’economia in riaccelerazione nel 2026.
Su un fronte opposto si posiziona The Economist, che questa settimana suggerisce l’arrivo di un bear market con epicentro nell’AI. Storicamente, The Economist ha avuto un orientamento ribassista, tanto che Yardeni, in modo ironico, ha suggerito che per fare soldi bastava fare il contrario di quanto le loro copertine suggerivano. La verità, come spesso accade, si trova nel mezzo. The Economist tende a enfatizzare i rischi più che le opportunità, offrendo una visione di “smooth effect” che trovo apprezzabile.
La mia posizione e i tre archetipi
Personalmente, rimango moderatamente ottimista a medio termine, pur con qualche cautela nel breve. Nonostante fattori avversi come una stagionalità sfavorevole, prevedo un pull-back contenuto. La mia visione positiva, al netto del rischio geopolitico, si basa su tre archetipi macro:
- Previsioni di crescita degli utili: OK.
- Moderazione dell’inflazione: OK (salvo l’impatto dei dazi).
- Steepening della curva: OK.
Pertanto, “tre su tre” mi spinge a un atteggiamento positivo. A livello micro, la crescita degli utili stimata per il 2026 tra il 7 e il 10% è una condizione fondamentale per il rialzo azionario, e non mi preoccupa un P/E attuale di 22, poiché una crescita degli utili spesso si accompagna a un’espansione del P/E.
Sfatare Luoghi Comuni
Vorrei sfatare alcuni luoghi comuni:
- Fuga dal dollaro USA: Non c’è stata una fuga di capitali dal dollaro USA o dai bond/azioni americane, a eccezione della Cina che ha acquistato oro. L’indebolimento del dollaro può essere imputato a strategie di hedging, e un valore tra 1.20 e 1.25 contro l’euro non è un problema, ma un avvicinamento alla PPP (Parità di Potere d’Acquisto).
- Mercato del lavoro: La revisione al ribasso di 911.000 posti di lavoro è meno significativa di quanto sembri, poiché metà di questo dato riguarda immigrati irregolari.
- Inflazione: Anche l’inflazione mi sembra un problema esagerato. La previsione di oltre il 3% a sei mesi tiene conto dei probabili effetti dei dazi; senza di essi, il target del 2% sarebbe a portata di mano.
- Bolla dell’AI: Nonostante alcuni sostengano che l’AI sia una bolla imminente a causa dei costi elevati e dei ricavi scarsi, i fatti mostrano il contrario. Un’analisi a cinque anni di un broker USA sui Magnificent 7 evidenzia un miglioramento del rapporto debito netto/EBITDA e del ROIC.
Caso di studio: Apple
Infine, Apple sembra mettere d’accordo tutti. The Economist, pur essendo ribassista, “salverebbe” Apple da un possibile crollo proprio perché non ha partecipato all'”abbuffata” di investimenti in AI. Al contrario, Dan di Wedbush, noto per le sue critiche passate ad Apple, ha rivisto al rialzo le sue aspettative per il titolo, prevedendo un miglioramento delle vendite dei nuovi iPhone e una migliore cooperazione con Gemini (Alphabet). Quando sia i “bear” che i “bull” concordano, l’acquisto è quasi automatico. Vedremo se Apple si avvicinerà ai 300 dollari. Io scommetto di sì.