Tre diverse Quota 41 per una sorprendente riforma pensioni

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Mai come adesso la riforma delle pensioni sembra in costante avvicinamento. Il nuovo Governo ogni giorno dimostra di vedere nel dossier pensioni più di una priorità. In continuità col primo Governo Conte, che produsse la Quota 100, adesso si ragiona sulla Quota 41. A dire il vero quando si parla di Quota 41 si parla di diverse misure, perché il loro funzionamento è differente. Una Quota 41 è già oggi in vigore. Ma quella che arriverà, se il Governo poterà a termine il suo piano, è completamente differente. Anzi, sono differenti dal momento che si partirà prima con una versione meno libera per poi arrivare a quella che comunemente si chiama Quota 41 per tutti. Almeno questo è il programma.

Tre diverse Quota 41 per una sorprendente riforma del sistema

Oggi i lavoratori hanno a disposizione la Quota 41 precoci. È una misura che non prevede limiti di età ma non è libera perché profondamente vincolata a determinate categorie di soggetti. Non tutti possono godere di questa misura, che resta però strutturale e quindi, in uso anche nel 2023. Ma l’anno nuovo potrebbe essere pure quello iniziale per avviare il progetto di Quota 41 per tutti. Infatti sembra prendere piede l’ipotesi di avviare una misura nuova anche se non libera e fruibile da tutti i lavoratori una volta raggiunti i 41 anni di contributi versati. Una anticamera della Quota 41 per tutti di cui si parlerà nei mesi a venire, dal momento che l’obiettivo finale resta sempre quello. Una misura distaccata dai limiti di età che sostituirà la pensione anticipata ordinaria.

Una via di mezzo

Tre diverse Quota 41 per una sorprendente riforma pensionistica per i lavoratori, è quello che trapela nell’intenzione dell’esecutivo Meloni. La Quota 41 di oggi è quella che prevede oltre al raggiungimento dei 41 anni di contributi versati, anche la maturazione di altri tre requisiti. I primi due sono sempre collegati alla contribuzione versata. In effetti servono 35 anni di contribuzione effettiva e un anno di contributi versati prima dei 19 anni di età. Infine bisogna appartenere ad una delle quattro categorie a cui la misura è destinata cioè i disabili, i caregivers, i disoccupati o i lavori gravosi. Limitazioni che per la misura che potrebbe vedere i natali già nel 2023 verrebbero meno.
Ma entrerebbe in scena il limite di età. Infatti quella Quota 41 che potrebbe fare capolino nel sistema l’anno venturo potrebbe prevedere un’età minima per potervi accedere. E sarebbe tra i 61 e di 63 anni. La via più favorevole per i pensionati sarebbe inevitabilmente quella a patire le 61 anni di età. In questo caso si parla anche di quota 102 nel senso che la somma di 61 anni di età e 41 anni di contributi versati darebbe proprio 102. La via più parsimoniosa per le casse dello Stato invece sarebbe quella dei 63 anni di età, cioè fissare l’età minima di uscita a quella che oggi riguarda l’APE sociale.

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