Perché l’INPS respinge le domande di pensione ai precoci anche con 41 anni

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La Quota 41 è una misura utilizzabile dai lavoratori che hanno iniziato la carriera molto presto. Ma età, contributi e precocità non bastano a volte per andare in pensione senza limiti anagrafici. Le motivazioni con cui l’INPS può bocciare una domanda sono molteplici.

E sulla Quota 41 ce ne sono alcune che molti non considerano. Infatti, non c’è misura di pensionamento anticipato dell’INPS che non preveda paletti, vincoli e limiti che, se non centrati, portano alle reiezioni delle domande per gli interessati.

Perché l’INPS respinge le domande di pensione

Domanda respinta nonostante i requisiti generali centrati? Detta così può sembrare una cosa strana ma invece così non lo è. Nessun errore da parte dell’INPS, nessuno sbaglio perché tutto parte dal meccanismo di funzionamento di molte delle misure pensionistiche.

Praticamente, solo la pensione di vecchiaia si centra sempre con 67 anni di età e 20 anni di contributi e senza ulteriori requisiti. Anche se c’è da dire che per i contributivi puri (primo versamento contributivo dopo 1995) serve pure che la pensione arrivi a 702 euro circa al mese, cioè 1,5 volte l’assegno sociale.

Basta non centrare anche un requisito marginale per perdere la pensione

La Quota 41 per i precoci si completa con due requisiti che potremmo definire principali e uno secondario ma non meno importante. Un terzo requisito che può tagliare fuori dalla pensione la già limitata platea a cui Quota 41 si rivolge. Infatti, la misura si rivolge alle 4 categorie previste a suo tempo e cioè:

  • invalidi;
  • caregivers;
  • lavori gravosi;
  • disoccupati.

Come requisiti principali la misura prevede:

  • 41 anni di contributi;
  • un anno di contributi versato prima dei 19 anni di età anche in maniera discontinua.

Il fondamentale requisiti dei 35 anni effettivi

Per la Quota 41, però, c’è un altro fondamentale requisito che è quello della contribuzione effettiva. Di fatto, dei 41 anni di contributi necessari per la misura in questione, 35 devono essere effettivi da lavoro. Pertanto, non ci devono essere in questi 35 anni contributi da disoccupazione INPS o da malattia.

E così, per esempio, un lavoratore che ha un anno di contributi prima dei 19 anni di età e pure 41 anni totali, se ne ha solo 34 effettivi (7 anni tra disoccupazione e malattia), non potrà andare in pensione. Ecco perché l’INPS respinge le domande di pensione in questi casi.

I contributi figurativi da malattia e disoccupazione, però, valgono per il calcolo dell’assegno. Una volta maturati i 35 anni effettivi, la contribuzione figurativa prima citata vale per il calcolo della pensione di Quota 41 anche per i versamenti eccedenti i 41 anni di contributi.

Molte le misure che prevedono requisiti aggiuntivi

Lo stesso meccanismo dei 35 anni effettivi necessari riguarda le pensioni anticipate ordinarie. Dei 42 anni e 10 mesi di versamenti che servono agli uomini per l’ex pensione di anzianità, infatti, 35 devono essere neutri da figurativi di quelli prima citati.

E lo stesso vale per le donne per i loro 41 anni e 10 mesi necessari per la pensione scollegata da limiti anagrafici che prende il nome di pensione anticipata ordinaria. Come già detto della soglia minima di importo della pensione di vecchiaia per i contributivi puri, anche la pensione anticipata contributiva prevede un tale paletto. Che deve essere di circa 1.310 euro al mese, perché a tanto ammonta una pensione pari ad almeno 2,8 volte l’assegno sociale.

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